Volley, l'Imoco nel futuro con big data: turnover scientifico e prevenzione degli infortuni

CONEGLIANO. Coach Kiraly dice che un campione è un giocatore in grado di gestire un maggior numero di dati rispetto alla media. Si pensi al palleggiatore, che in una frazione di secondo fotografa la ricezione avversaria, la prima linea, capisce come potrebbe andare a muro, osserva la propria metà campo e serve una palla al millimetro alla compagna. Una capacità di analisi difficile da eguagliare per un pc. In letteratura si chiama intelligenza sportiva, in matematica si chiamano dati. O meglio big-data. Uno strumento che l’Imoco ha iniziato a sfruttare lo scorso anno con l’arrivo del preparatore atletico Marco Da Lozzo.
È arrivato proprio per questo, nel suo “colloquio di lavoro” con la società ha parlato di sensori che registrano movimenti e intensità, velocità, altezza dei salti, archivi con ogni minimo infortunio e con tutte le prestazioni registrate da ogni singola giocatrice durante la stagione, questionari da compilare prima di ogni allenamento e dopo ogni sforzo. Lo incontriamo quando l’allenamento delle pantere sta per iniziare. E mentre Da Lozzo accende pc e tablet per attivare i sensori prima di distribuirla alle giocatrice si avvicina Terry Enweonwu, con due questionari in mano: «Marco, ho recuperato completamente, ma non mi sento al 100%. Cosa devo scrivere?». Il primo dato che Da Lozzo raccoglie è la percezione delle giocatrici su quanto sentono di aver recuperato e se avvertono dolore in una scala da 1 a 10. Al termine dell’allenamento stessa scala per valutare quando ci si sente affaticate. «Queste scale sono affidabilissime, ho un archivio di 300 atleti, e solo in tre casi non erano utili, perché rispondevano a caso. Ma le stesse cose vengono chieste da anni anche ai giocatori della Juve. Il volley è un po’ indietro», spiega Da Lozzo. Ci vuole un periodo di ambientamento per le nuove, non abituate ad un approccio simile. Domande come “quanto hai recuperato”, possono non avere una risposta automatica.
Dopo lo stretching e il lavoro a freddo con i preparatori, Da Lozzo dal suo tablet attiva i sensori wireless, uno per ogni giocatrice. Viene indossato all’interno del top, e contiene un giroscopio e un accelerometro, che registrano e inviano in diretta alla postazione del preparatore i dati su ogni movimento dell’atleta, il numero dei salti, con che intensità, con che altezza, gli spostamenti, la velocità. Sono stati i sensori ad innescare la sfida al salto più in alto tra Sylla e Folie, vinta dalla schiacciatrice palermitana per 110 cm a 107. «Questo sistema inoltre ci consente di vedere subito se c’è qualche anomalia, e magari fermare l’atleta prima che si faccia male. Quest’anno dovremmo riuscire ad avere i dati in diretta anche durante le partita», prosegue il preparatore. Queste cifre unite ai report dei fisioterapisti, dell’allenatore e del medico, restituiscono una fotografia della giocatrice, che unita all’esperienza degli specialisti riduce i margini di errore e affina la preparazione.
In base ai programmi e allo stato di salute, il preparatore stabilisce per ogni giocatrice il volume dell’allenamento (i minuti), e l’intensità a cui si deve svolgere. Sia che si tratti di pesi che di tecnica. «Santarelli è precisissimo, i grafici che confrontano l’intensità e la durata suggerite e quelle riscontrate sono pressochè identici», precisa Da Lozzo. La piattaforma creata dal preparatore atletico è condivisa con lo staff, e quest’anno anche da chi organizza le trasferte. «Non tutti gli atleti digeriscono allo stesso modo i viaggi, sono un fattore determinante degli infortuni. Ce lo dice l’Nba», spiega Da Lozzo. Attraverso la raccolta dei dati sulle prestazioni fisiche delle giocatrici dopo i viaggi, si punta ad ottenere un quadro preciso su chi le digerisce meglio e chi peggio. «Se so che in due settimane facciamo tanti spostamenti, e so chi li soffre di più, si può organizzare il turnover in modo da far giocare chi sta meglio, e preservare dagli infortuni chi sta peggio. E posso dare delle indicazioni per ridurre i tempi di viaggio».
Un sistema inventato 10 anni fa da Da Lozzo, e in continuo aggiornamento: «questa società ci ha creduto e investito. I prossimi passi? Intanto un gestionale vero e proprio». Volendo spendere si potrebbe mappare con telecamere e gps tutto il campo. E allora si sfonderebbe un altro muro, e i dati potrebbero servire anche ad affinare tattica e tecnica. Un passo alla volta. —
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