Treviso Basket, l’ex coach Menetti: «Logan, il mio più grande cruccio»
L’ex allenatore del TvB analizza il nuovo team: «Se potessi tornare indietro al 2021, proverei a fare di tutto per convincerlo a restare a Treviso. Positivo il ritorno di Chillo, coach Rossi ha la carte giuste»

«David Logan resta il mio più grande cruccio. Se potessi tornare indietro al 2021, proverei a fare di tutto per convincerlo a restare a Treviso».
Parola di Max Menetti, l’allenatore che portò TvB in LBA (con annessa Coppa di A2) e che la trascinò ai playoff e in Europa: «Ma certi risultati non sono soltanto figli di un buono scouting. Mekowulu, che Gracis ha appena portato a Udine, era frutto di un lavoro di scouting. Oppure Weezy Russell, che ora guadagna quattro volte quel che prendeva a Treviso e che è diventato materiale da prime cinque squadre in LBA. Per Logan. ma anche per Sokolowski o per Kaukenas, quando ero a Reggio Emilia, contavano e contano altri fattori. La credibilità di chi gli propone il contratto, le prospettive di crescita del club, l’allenatore».

Parlando di allenatori, Menetti, lei è reduce da un anno e mezzo a Kaunas, sponda Zalgiris, con Andrea Trinchieri.
«Esperienza straordinaria, chiusa con un bilancio molto positivo: due Coppe nazionali e titolo ’25, oltre a buoni risultati in Eurolega. Ho avuto conferma della passione viscerale per il basket dei lituani, è come il calcio per gli italiani Dopo la parentesi in Israele mi sono inserito in uno staff tecnico molto affiatato e guidato da un grande professionista. Mi dispiace solo per l’epilogo un po’ amaro, la squadra per la prossima stagione è stata reclutata da Trinchieri, ma il club ha deciso di chiudere il rapporto. Ora sono in stand-by, attendo un’opportunità, nel frattempo osservo quel che accade in giro».
In Italia stanno emergendo nuove forze oltre a Milano e Virtus. Sembra una riedizione di dieci anni fa, con Sassari e la Reggiana a interrompere il dominio meneghino.
«In quel periodo la Virtus non era l’attuale squadra da Eurolega e Milano non aveva continuità nei cicli tecnici. Quindi c’era spazio per Reggio, Dinamo, poi Trento e Venezia, quest’ultima l’unica ad aver mantenuto una continuità non di risultati ma di spesa. Oggi ci sono Trapani e Tortona come forze emergenti, Trieste ha la proprietà americana, ma è chiaro che ogni equilibrio cambia quando ci sono investimenti direi roboanti»
Capitolo Nazionale: ci sono due ragazzi che lei conosce abbastanza, Diouf e Akele.
«Momo in verità l’ho conosciuto poco. Per Nicola il discorso è diverso: a Treviso, dopo il Covid, le risorse finanziarie erano ridotte e prendemmo certe decisioni tra cui puntare su di lui. Sono molto contento del suo percorso, con la maturazione in Eurolega ma anche il matrimonio, i figli, tutti aspetti che gli hanno dato stabilità. È un ragazzo molto volenteroso, che sta ottenendo il giusto riconoscimento»
In quella De’ Longhi che arrivò sesta e poi, diventata Nutribullet, fece la BCL c’era anche Matteo Chillo. Che ora è tornato a Treviso.
«n giocatore importante nella mia era, faceva parte di quel gruppo partito dall’A2 e arrivato sino alle Top16 della prima Coppa FIBA. Matteo anima il gruppo, si fa benvolere ovunque, si applica. Mi fa piacere sia tornato a Treviso»
Spendi amo due parole su Francesco Tabellini, che è approdato in Eurolega chiamato da Parigi?
«Per me non è una sorpresa. Il fatto che dopo Treviso non abbia trovato collocazione in Italia è stata la sua fortuna: ha avuto l’umiltà e la forza di credere in sé stesso ripartendo da un livello molto basso, quello di Praga, dove ha lavorato benissimo. Poi è arrivato il Nymburk, con due annate straordinarie. Sono contento perché la scuola italiana degli allenatori è sempre più rappresentata al massimo livello, l’anno prossimo ce ne saranno quattro in Eurolega, in attesa che Trinchieri trovi collocazione»
Treviso ha scelto Alessandro Rossi, anche lui un allenatore partito dal basso e cresciuto di anno in anno.
«Nel 2018-19 era alla NSB Rieti, dove fece benissimo. Non è un ragazzino, piuttosto ha bisogno delle giuste opportunità. Treviso è una piazza difficile, esigente, ma se con bravura si costruisce la squadra giusta, l’entusiasmo è conseguente. E credo che l’oro con la Nazionale Under20 possa essere per lui una spinta ulteriore»
La A2 in fondo è davvero propedeutica.
«Quando arrivai a Treviso venne costruito un nucleo di prospettiva. Tessitori aveva bisogno di una squadra che lo portasse al livello superiore; Alviti era già opzionato. Uglietti sembrava uno specialista adatto alla A2 di Latina, invece si è confermato un elemento di spessore al piano di sopra. Seguo tutti i miei vecchi giocatori perché mi hanno dato tanto in una esperienza bellissima».
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