Tartaglia, ricordo d’oro «Ma il bob non vola più»

Il suo nome è legato all'ultimo trionfo olimpico del bob: Nagano '98, impresa memorabile in coppia con Günther Huber. Abruzzese di Casalbordino, risiede nella Marca dal 2003. Si chiama Antonio Tartaglia e dal dicembre 2009 fa il direttore tecnico azzurro. È l'unico trevigiano, ormai lo si può definire tale, in partenza per i Giochi invernali di Sochi. Concluso l'ennesimo raduno, che permetterà di valutare atleti e materiali, Antonio partirà martedì prossimo per la località caucasica: settima Olimpiade per l'ex olimpionico, che esordì ad Albertville '92. L'epoca del “Rosso volante” Eugenio Monti è lontanissima, il ricordo dell'oro di Tartaglia ormai sbiadito. La disciplina non vive in Italia una stagione florida, ma le Olimpiadi fanno sempre storia a sé: 16 e 17 le date del bob biposto, 22 e 23 le manche del bob a quattro.
Tartaglia, come si avvicina all'ennesima avventura a cinque cerchi, la seconda da cittì?
«Ho vissuto il mio primo quadriennio da direttore tecnico, un'esperienza comunque difficile. Nel 2010, affrontai i Giochi di Vancouver, con un solo mese di lavoro da responsabile azzurro, essendo stato nominato a dicembre. Stavolta ho potuto gestire tutta la fase preolimpica, ma proprio nei mesi più importanti, ci siamo trovati a rincorrere. Condizione e adattabilità ai materiali».
Ci spieghi meglio: cosa non ha funzionato?
«Avevamo cominciato bene nei primi raduni estivi, poi alcuni atleti hanno accusato qualche problema fisico più o meno grave. Problematiche che ci hanno rallentato fra settembre e ottobre, spingendoci a modificare la preparazione. Questo ritardo l'abbiamo pagato nelle prime gare, ma strada facendo, abbiamo lavorato sodo per presentarci al top a Sochi. Sono importanti le gare di Coppa del Mondo, ma è l'Olimpiade l'evento clou della stagione. La prima parte è stata molto tosta, anche perché dedicata ai test sul nuovo bob Ferrari: abbiamo cercato di migliorarlo. La Federazione sapeva che sarebbe stata dura fare subito risultato con un mezzo appena uscito dal laboratorio».
Ragion per cui non c'è drammatizzare: speranze per il bob a due?
«In Coppa, non abbiamo fatto meglio del 13º posto. Potremmo puntare a finire nei 10 o negli otto, ma bisognerà essere al 100%. In realtà, non mi piacerebbe indicare degli obiettivi: voglio che affrontino la gara con tranquillità e serenità, l'importante sarà dare il massimo. Quei giorni, tuttavia, dovrà funzionare tutto: dai ragazzi ai materiali. Il pilota è Simone Bertazzo, che avrà come frenatore Fontana o Costa. La scorsa stagione, aveva chiuso pure quarto e quinto. Le cause dei nostri problemi le abbiamo capite, adesso possiamo solo crescere. Ai Giochi, può succedere di tutto: vogliamo essere la sorpresa. Anche se, in base ai risultati di Coppa, favorite sono Svizzera, Lettonia, Stati Uniti, Canada e Russia».
Il bob a quattro è storicamente un tallone d'Achille.
«Quest'anno, paradossalmente, ci siamo espressi meglio dell'anno scorso. La concorrenza è agguerrita, ma puntiamo ad arrivare nei 12, ottimo sarebbe nei 10. Non è mai facile definire l'equipaggio: rispetto al biposto, il bob a quattro è gioco di squadra. Accanto al solito Bertazzo, schieriamo Fontana, Costa e Frullani. Ramarini è la riserva».
Non andrà sottovalutato il fattore temperatura: come vi state attrezzando?
«Nei test effettuati a Sochi in novembre, avevamo trovato la brina. Le temperature non saranno rigide e bisognerà valutare le condizioni del ghiaccio. Un aspetto che inciderà sulle gare. Un problema in più per noi, visto che partiremo con un numero alto, attorno al 15. Il meteo è una variabile decisiva: in Coppa abbiamo sfidato climi diversi, come i meno 20 in America».
Lei vinse l'oro olimpico a Nagano '98: il suo ricordo?
«Un'emozione che ti porti dentro per tutta la vita. Quell’ultima discesa mi sembra di averla fatta ieri... Un'impresa che premiò i tanti sacrifici. Sacrifici che continuo a fare oggi, restando lontano dagli affetti, anzitutto da mia figlia Francesca. Ma l'Olimpiade trasmette sensazioni uniche, che nella vita di tutti i giorni non puoi provare. Sono sempre stato un agonista e pure da tecnico vivo le gare con grande intensità».
Come affrontate la minaccia del terrorismo?
«Abbiamo letto e visto come tutti, ma difficilmente ti lasci condizionare. Meglio restare a casa se hai altro per la testa: questa è la resa dei conti del quadriennio».
La presenza di Lolo Jones fa spettacolo, ma può aiutare molti atleti a praticare il bob.
«Questa disciplina esalta forza, potenza e velocità. Componenti che chi fa atletica ha sviluppato. Noi contiamo su Frullani e Costa, ma per il futuro auspicherei una maggiore collaborazione con altri sport. Gli americani, a esempio, attingono al football».
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