Sport e malattie: Jek Giuriati è il quarto sportivo di Treviso ucciso dalla Sla

L’analisi del professor Sorarù dopo la morte di Giuriati: «Doping, pesticidi e traumi? Non hanno rilievi scientifici».

TREVISO. Solo pochi mesi fa, uno studio presentato negli Stati Uniti al meeting annuale dell’American Academy of Neurology ha posto l’accento su come i calciatori pro’ si ammalerebbero di Sla - sclerosi laterale amiotrofica - molto più rispetto alla popolazione generale, addirittura sei volte se di Serie A.

Una presunta correlazione fra gioco e malattia su cui, in verità, si dibatte da tempo.

Dopo i casi illustri dell’ex genoano Gianluca Signorini e dell’ex viola Stefano Borgonovo, scomparsi in epoca recente, il tema è diventato oggetto di studi scientifici, inchieste giudiziarie e giornalistiche. Si sono tirati in ballo doping, abuso di farmaci, pesticidi, traumi alla testa.

«Ma per questi fattori non è stata dimostrata un’evidenza scientifica», osserva il professor Gianni Sorarù, responsabile ambulatoriale malattie del Motoneurone della Clinica Neurologica dell’Azienda ospedaliera di Padova. Non è un caso, però, che la Sla sia nota anche come “morbo di Lou Gehrig”, in ricordo di un giocatore di baseball degli Anni Trenta.

Professor Sorarù, cosa risponderebbe in merito alla presunta incidenza nel calcio?

«Più che al calcio, si potrebbe far riferimento all’attività fisica intensiva, sia di origine ludica sia lavorativa. Lo studio di una rivista inglese dell’aprile 2018 ha fatto emergere un’evidenza di classe prima, quindi forte, nel rapporto Sla-attività fisica. Non di rado, per la professione, mi sono imbattuto in ex sportivi di mezza età malati. Tanto da rimanere io stesso stupito. Ma, s’intenda bene, ciò non significa che l’attività fisica faccia male».

Uno studio di tale peso, da 1600 pazienti e 2900 controlli, come va letto?

«Restano valori da interpretare e di cui tenere conto, ma non vanno presi come oro colato. Io dico che lo sport fa bene e che pure i miei pazienti, seppur tarandolo sulle loro possibilità, possono farlo».

S’era parlato in passato di pesticidi e traumi: oggi cosa si sente di dichiarare?

«Ipotesi vecchie, senza rilievo scientifico. L’unico fattore di rischio provato è il fumo di sigaretta. Cui si può aggiungere l’attività fisica intensa».

C’è una componente ereditaria?

«Per il 90-95%, è malattia sporadica. Relativa la penetranza genetica, 5-10%. Provoca un invecchiamento cellulare progressivo ed è multifattoriale: c’entrano Dna, ambiente, anagrafe. Il picco è fra i 60 e 70 anni».

Le cure?

«Dagli Anni Novanta, c’è un farmaco, il riluzolo, che rallenta il decorso. Nel 2017, l’Aifa ha introdotto l’Edaravone, ma ha avuto scarsa efficacia». 

Ecco i quattro sportivi trevigiani uccisi dalla Sla

Narciso Soldan
 
Portierone nato a Nervesa, giocò tra le altre con Inter, Torino, Triestina, Milan e Treviso. Allenò il Conegliano in D e, dall’81 all’86, i portieri dell’Udinese: si dimise quando scoprì la malattia. Morì il 30 luglio 1987.
 
Walter Bellotto
 
Centrocampista, prima a Ponzano, poi a Silea e di nuovo a Ponzano, dove divenne capitano. Lasciato l'agonismo, nei primi anni Novanta aveva preso le redini dell'Us Ponzano assieme ad un gruppo di amici, diventando presidente. È morto l’11 ottobre 2011.
 
Fabio Olivotto
 
Difensore centrale, è stato capitano della storica Pievigina degli anni ’90. È morto il 23 maggio 2012. 
 
Francesco Giuriati
 
Centrocampista, giocò con l'Udinese, Trento, Giugliano, Campobasso e Treviso. È morto il 17 agosto 2019.


 

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