Sisley, trent’anni di storia: la bandiera che non c’è più

Nel 1987 il battesimo della società che ha vinto tutto e di più in Europa e in Italia. L’ex diesse Da Re: «La svolta nel 1990 con l’arrivo dei campioni e Montali coach»

TREVISO. Trent’anni di Volley Treviso, per 22 conosciuta come Sisley. Una storia gloriosa, una favola irripetibile, una società che in bacheca ha 32 titoli, fra cui 9 scudetti e 4 Coppe dei Campioni. Tutto iniziò quasi per caso a maggio 1987: l’Antares Vittorio Veneto batte il Mogliano nello spareggio e conquista la A2: c’erano tre rampanti dirigenti, il presidente Giovanni Lucchetta titolare della Globus, il diesse Bruno Da Re, 33 anni, il segretario Michele De Conti, 30.

«C’era un sacco di gente in quella piccola palestra, avevamo aggiunto sedie e tavole, roba che se la fai oggi ti arrestano», sorride Da Re, ora diesse a Trento. Dopo i festeggiamenti però ci si accorse che il passo era più lungo della gamba, l’A2 era un lusso che l’Antares non poteva permettersi. «Lunghe riunioni con me, Lucchetta e l’assessore Giovanni Carniel, purtroppo non c’erano né mezzi né strutture per il salto di categoria. Allora Lucchetta telefonò al presidente del Coni, Boscolo, per metterci in contatto con la famiglia Benetton. Andammo a Villa Minelli e domandammo a Gilberto se fosse interessato a rilevare l’Antares ed i diritti sportivi della A2: dopo tre giorni rispose di sì. Quindi la presentazione al Toulà con Mauro Benetton, un ragazzino».

PRANDI SISLEY VOLLEY - PIACENZA FINALE SCUDETTO IN FOTO SISLEY VOLLEY
PRANDI SISLEY VOLLEY - PIACENZA FINALE SCUDETTO IN FOTO SISLEY VOLLEY

Ed allora via, apriamo lo scrigno dei ricordi. «Il primo anno subito la promozione in A1 contro Ravenna, con parecchi ragazzi dell’Antares: Cappellotto, Di Toro, Rocco, Cunial, Castagnedi, Pierluigi Lucchetta, a cui si unirono Kim Ho Chul, Anastasi e Pierpaolo Lucchetta, in panchina Vittorino Marangon». Poi arrivarono via via Gardini, De Luigi, Gustafson. E nel 1990 la svolta: Lollo Bernardi, Cantagalli, Tofoli e, da marzo 1991, coach Montali. «Stavamo appena sotto le grandi, Parma e Modena; poi con i grandi investimenti arrivarono i trofei, fino al 2007, anche con quale sconfitta bruciante». La Coppa Italia nel ’93, lo scudetto nel ’94: sestetto Gardini, Passani, Tofoli, Zwerver, Bernardi, Negrao. La Coppa Campioni nel ’95. «Altra pallavolo. C’erano il cambio palla, il pallone bianco, il net, la doppia, il parquet, la battuta nel settore apposito, il libero non c’era, pochissime battute in salto, i centrali in ricezione. La gente entrava al Palaverde mezzora dopo l’inizio ed eravamo ancora 1-1 nel primo set... Quel volley oggi sarebbe impossibile: noi estimatori apprezzavamo il gesto tecnico, gli schemi, ma era quasi un altro sport».

Da Re, facciamo il sestetto ideale in assoluto. «Blangè, Fomin, Papi, Bernardi, Gardini e Gravina, in panchina Kim e poi Bagnoli (stagioni 1997-99, due scudetti e una Coppa Campioni ndr). Il più grande di tutti era Bernardi, grande professionista con un carattere che ha anche adesso da allenatore. Ma non dimentico campioni come Gardini e tanti altri. Come coach dico Daniele Bagnoli, in numero uno dietro Velasco, anche se Montali ebbe il merito di aver iniziato a vincere». Un rimpianto? «Tanti. Lo scudetto mancato in casa contro Modena avanti 13-11, la Coppa a Bologna persa sempre con Modena con una palla dentro di un metro e data fuori: due rospi che non ho ancora mandato giù. Me ne andai nel 2009: in tre giorni cancellati 23 anni di storia. Poi vidi la Sisley trasferita a Belluno: un oltraggio, forse sarebbe stato meglio sparire subito». Ora il Volley Treviso miete medaglie nel giovanile ma sta cercando una palestra. «Sta avendo i risultati di quando c'ero io senza una squadra di riferimento, un miracolo: poi leggo che deve andarsene dalla Ghirada. Che tristezza».
 

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