Preganziol, Barbon campionessa europea: trionfo nei 100 metri speed

PREGANZIOL. «In allenamento sono sempre stata un po’ pigra». Fra le motivazioni che hanno portato Erica Barbon ad abbracciare l’immersione in apnea, ce n’è pure una insospettabile. Di certo, la 24enne di Preganziol, trapiantata a Modena, può ritenersi soddisfatta della scelta: se nella stagione del debutto - 2016 - seppe regalarsi subito un bronzo ai Mondiali, quest’anno agli Europei indoor di Istanbul ha conquistato l’oro sui 100 metri speed, avvicinando il record italiano - 38”08 contro 37”58, stabilito a Torino a fine marzo (oltre all’argento nella 4x100 uomini-donne). Ma la sirena della Sub Modena Bruno Loschi – indossa una monopinna, il paragone riesce facile – non s’accontenta delle imprese in apnea: agli Europei di nuoto pinnato in Grecia ha raccolto un bronzo nella staffetta uomini-donne, mentre sui 50 e 100 s’è piazzata quarta e quinta. Senza contare che i Giochi del Mediterraneo sulla spiaggia di Patrasso, a fine agosto, potrebbero consentirle di rimpinguare il bottino.
«A differenza del pinnato, l’apnea è solo divertimento», riflette Erica, che s’è trasferita in Emilia per studiare Scienze Motorie all’Università di Bologna, «Indossi il costumone in neoprene e la monopinna, nuoti con le braccia sopra il capo e muovi le gambe a delfino. Come una sirena». Sì, quella della favola di Hans Christian Andersen. Ma, nel caso di Erica, c’è in ballo una disciplina sportiva che tante soddisfazioni le sta dando: «L’ho scoperta per puro caso, anche se ormai la pratico da sei anni. Facevo già pinnato e il tecnico che segue l’apnea venne a sondare il terreno. Di sicuro, il pinnato s’avvicina di più rispetto al nuoto tradizionale. E poi l’allenatore ha trovato in me una sportiva curiosa, che ama sempre provare cose nuove: ho provato ed è andata bene».
Più che bene, considerati i risultati: «Al primo anno, ho abbinato il record italiano al bronzo iridato. L’apnea ti spinge a superare i limiti, a fare sempre qualcosa in più: un bel modo di crescere a livello sportivo. Gli allenamenti classici del nuoto mi annoiavano, sono sempre stata un po’ pigra. L’indole mi ha portata a ricercare e sperimentare». Curioso è lo stesso pinnato: se vogliamo, l’origine di tutto. Perché preferirlo al nuoto canonico, al di là del rapporto complicato con gli allenamenti?
«Il bello è che avevo iniziato da piccola con il sincronizzato, ero alla Polisportiva Terraglio di Mestre», svela la campionessa europea di apnea, «Poi avevo mollato e, se sono tornata in acqua, lo devo al fratello gemello. Sono ripartita dal Natatorium di Santa Bona, ma era troppo tardi per tenare con il nuoto. Così ho scoperto il pinnato».
E la sirena di Preganziol, forte di un curriculum già brillante, ha tutta l’aria di voler ampliare la bacheca. Il mirino è già puntato sul 2020: «Avrò Mondiali di apnea e pinnato. Le ambizioni sono alte». Perché Erica intende risalire su quel podio iridato già agguantato all’esordio. E magari dimostrare di essere diventata la migliore al mondo nella specialità. Sull’onda lunga dei Continentali in Turchia, quando è riuscita a mettersi dietro le russe Anastasia Maliavina e Vera Yarovitskaia, campionessa mondiale uscente. Segno che la classe c’è e la grinta non è da meno. Perché quella noia per le ripetute del nuoto in corsia, le ha fatto capire che si poteva osare. E che in apnea si possono vivere emozioni nuove e divertenti. Magari colorate di metalli preziosi. Come l’oro agli Europei 2019.
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