«PalaCicogna, è come tornare a casa»

PONZANO. È ancora in perfetta forma, nonostante i cinquanta si stiano avvicinando a grandi passi (li compirà il prossimo 25 giugno) e sfoggia una corta barba curata: Claudio Coldebella arriva in anticipo al Gran Gala del basket trevigiano, e l’occasione è ghiotta per scambiare due parole all’ingresso del PalaCicogna. Lui, elegantissimo in completo blu e camicia bianca, non sembra soffrire l’afa di giugno e ci racconta del suo secondo anno di esperienza come direttore generale della Pallacanestro Varese.
Ad inizio stagione ti aspettavi un cammino difficile e a dicembre-gennaio le cose non sembravano girare per il verso giusto. Poi la svolta. Cos’è successo?
«Sì, non avevamo cominciato con il piede giusto. Poi, il lavoro fatto in estate ha cominciato a pagare. È stata una bella stagione che ha visto il gruppo lavorare nel modo giusto, la società crescere, il palazzetto che tornava a riempirsi. Sono cose che fanno piacere e che danno grandi stimoli.
Stimoli che sono venuti anche dalle difficoltà affrontate...
«Quelle fanno parte del lavoro, e da ex giocatore mi danno una carica ancora maggiore. È stata una stagione che porterò nel cuore, perché proprio nei momenti di difficoltà capisci chi ha qualcosa dentro, e per fortuna ho trovato tante persone che avevano molto da dare. E alla fine siamo arrivati sesti in regular season, perdendo nei quarti contro Brescia. Una squadra dove ci sono state diverse scommesse, dando fiducia a ragazzi provenienti dalla A2 Natali, Okoye e Tambone hanno dimostrato di meritarsi una possibilità in serie A e penso che sia giusto dare questa possibilità di mettersi alla prova in società strutturate e di entrare in un sistema di gioco. Sono state diverse scelte azzeccate per quelle che erano le possibilità, anche dal punto di vista economico».
Com’è stato l’esordio di Bulleri in panchina?
«Ottimo. Ci sentiamo spesso, anche adesso che è finito il campionato. Sono orgoglioso di far parte di un club che offre queste possibilità anche a chi prima indossava in pantaloncini. Massimo si è calato perfettamente nel nuovo ruolo».
Contento di questo premio?
«Moltissimo, soprattutto per il luogo in cui viene consegnato. Per me è un ritorno a casa, e mi ricorda le origini. Non sono cresciuto nel vivaio di una grande squadra e mi sono dovuto guadagnare i successi con sudore e sacrificio. È un onore poter ricevere un premio così prestigioso proprio al PalaCicogna».
Ubaldo Saini
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