«Mi manda Dancelli e ora passo professionista»

Un compaesano e vicino di casa illustre, un prozio ex professionista, una bicicletta custodita in soffitta come reliquia. E a 12 anni, esordiente secondo anno, parecchio tardi rispetto alla media del gruppo, decise che il ciclismo avrebbe fatto parte della sua vita. Ieri il trionfo alla Popolarissima, al primo anno élite, ultimo da dilettante: un pesante biglietto da visita per il professionismo. Traguardo che taglierà dal 2014: l'accordo con i Reverberi è cosa fatta. Nicola Ruffoni, classe '90, stesso anno di Sagan, è bresciano di Castenedolo. A 300 metri da casa sua, abita Michele Dancelli, che ha corso fra i grandi negli Anni Sessanta e Settanta. Vincitore di 11 tappe al Giro e maglia rosa per 14 giorni, stoccatore di un Fiandre e una Milano-Sanremo. Guarda caso, la corsa dei sogni di Ruffoni. Dancelli «Mi dà consigli, è un amico, ci vediamo sempre al bar» l'avviò al ciclismo, facendolo debuttare con la Monteclarense. Se il 70enne Michele è il mentore, fin dalle prime gare da esordiente, fu invece un altro castelnedolese a trasmettergli la passione e spingerlo a provare. Anche se la prima volta... Ruffoni provò di nascosto. Se in viale d'Alviano ha tolto il sorriso a Zurlo e Perego, e magari fra qualche anno sgomiterà fra i migliori uomini-jet alla Sanremo, il merito è del prozio Gianni Varini, professionista ai tempi di Dancelli. Galoetta fu la bicicletta utilizzata dallo stesso Varini a un campionato del mondo - marchio Serena - e custodita gelosamente nella soffitta di casa. «Gliela rubai, iniziai ad allenarmi con quella, poi arrivarono le prime gare», racconta. Ruffoni si avvia a diventare il terzo professionista di Castenedolo. Alla seconda stagione con il Team Colpack, dove è guidato dall'ex pro' Gianluca Valoti, firmò 8 vittorie nel 2012, fra cui il Tre Province e la Milano-Busseto. Ma giustiziò il gruppo pure al Trofeo Pavan di Arcade. Insomma, quello ottenuto alla Popolarissima è il secondo scalpo trevigiano. Ma due sono anche i suoi centri stagionali, visto il precedente urrà alla Coppa Città di Melzo. «All'ultimo chilometro avevo davanti la Trevigiani, poi mi sono messo a ruota della Zalf», spiega il 22enne velocista, con le spalle coperte da un asciugamano per il freddo, mentre si avvia all'antidoping, «Sono partito ai 200 metri, poi ai 150 ho saltato Zurlo e Perego. Ho vinto, perché quest'anno sono più forte, più convinto di me stesso. Mi bruciava ancora il quinto posto alla Popolarissima dell'anno scorso. Volevo riscattarmi. Dedico la vittoria agli sponsor e alla squadra. C'è una bella armonia, abbiamo un gruppo giovane e stiamo seminando per il futuro. Questo è il mio primo obiettivo: lavorare con i compagni per creare una base forte per il prossimo anno. Perché dal 2014, non ci sarò e correrò fra i professionisti». Con la Bardiani-Csf dei Reverberi, il team di Sacha Modolo. In verità, un altro obiettivo l'avrebbe: «Il Città di Brescia, la corsa di casa. Nel 2012, fui secondo e stavolta voglio migliorare. Non so quante vittorie riuscirò a centrare, mi interessa far crescere i compagni». È un velocista puro, ma si salva sugli strappi di media difficoltà. Non ha idoli veri e propri - al di là dei due “padri putativi” -, ma racconta di aver sempre stimato Paolo Bettini. Mano artigiana, si diletta ad armeggiare con bici e motori. Sta costruendo una bici a motore, o meglio una bici-scooter. Fra un anno, potrà chiedere suggerimenti a Modolo, grande appassionato di Vespe.
Mattia Toffoletto
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