Marchiol pasticcia dopo due rimonte E Prato ringrazia

MOGLIANO. Nemmeno il punto di bonus, che pure non sarebbe stato demeritato per gli sprazzi di gran gioco. Ma l’ultimo quarto del Marchiol è da dimenticare: regala la meta del break al Prato, crea opportunità ma le spreca, e poi pasticcia fino all’inverosimile nella ricerca del piazzato o della meta per strappare comunque un punto.
I campioni d’Italia sono ancora in cantiere. E lo fanno capire nella prima rivincita della finale scudetto. Ai toscani regalano anche gli avvii dei due tempi, con la mischia che stenta a carburare. Dal possibile crollo (0-10 e meta salvata al 15’) si ricordano come si gioca, e per mezzora danno lezioni di manovra. Due mete (Ravalle su giocata da touche, e Onori) a coronare una lunga manovra, applausi, cambi di fronte, sorpasso non suggellato dai punti di Cornwell nelle trasformazioni. E almeno due superiorità schiaccianti al largo i ignorate, quando il XV di Mazzariol era in 15 contro 14.
Al rientro in campo, nuova pausa davanti - sofferenze inedite, in testa di mischia - ma poi un lampo di sagacia e di pressione, per prendersi due piazzati nel giro di 2 minuti, e controsorpassare con il piede di Padovani, entrato all’intervallo per sostituire un acciaccato Cornwell: 19-17. Sembrava la premessa per un’altra dirittura d’arrivo, e invece il Marchiol si è scoperto fragile, senza fiato e sostegno adeguato, ad esempio per i break di un Bacchin sempre più convincente e con enormi margini di miglioramento. Così poco lucido, il Marchiol , da tenere palla su trasmissione lenta (vero Enrico Ceccato?) dimenticandosi di prendere campo. E poi il patatrac sull’azione successiva, con trasmissione pasticciato del nuovo entrato Endrizzi, malinteso dietro, e l’ala Von Grumbkow a ringraziare. Partenza al piede e planata in meta: una mazzata, perché 8 punti scavavano un solco superiore al break.
Che qualcosa ancora non vada lo ha dimostrato il finale confuso, dove si teneva il possesso solo retrocedendo, in ruck dove gli avversari erano almeno 2 o 3 in meno dei moglianesi: figurarsi se restavano varchi al largo. Ci ha provato persino dai 22 , il coraggioso Mogliano, confermando un Dna garibaldino che però alle volte necessiterebbe di fari tattici. Ma lì è stato Onori, per 3 volte, a farsi bloccare al largo dagli avversari invece di tenere viva l’azione o di calciare lungo.
I cambi di Mazzariol, tutti disposti per colpi e stanchezza, non hanno portato svolte o accelerazioni, anzi. Che ci sia ancora molto da registrare non lo dicono solo i musi lunghi della dirigenza a fine partita. «Buon che il Petrarca abbia perso», era il ritornello guardando gli altri risultati. Sintomatica, ad esempio, la «sfuriata» di Kino Properzi agli avanti, durante una pausa per infortunio (parlava a uno perché capissero tutti): «Inutile che cerchiate di prendere il portatore di palla, che tanto non lo prendete mai, testa bassa e spingete sotto», , con la quale ha raccolto più applausi di un comizio di un leader politico.
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso