«Il mercato? Come la tela di Penelope»

Benetton. Atripaldi: «Wang, prospettiva affascinante. Ma la trattativa non decolla»
TREVISO. Non si può certo dire che a Marco Atripaldi non piaccia il mestiere che fa: appena ha messo piede in Ghirada s’è buttato da subito con grande generosità nella sua nuova avventura, che è quella di rifare la Benetton, dove aveva già trovato Fantoni, ingaggiato dal suo braccio destro Iacopini. Dopo di che il nuovo giemme ha portato Chalmers, Atsur e Maresca, è stato una decina di giorni negli Stati Uniti ed ora è alla caccia dei tre stranieri (ala piccola, ala grande e centro) che chiudano il cerchio dei dieci titolari. Dopo un paio di giorni di mare con la famiglia da ieri sera è di nuovo a Treviso. «Praticamente non mi sono fermato un giorno e comincio ad accusare stanchezza - scherza, ma fino ad un certo punto - In un mese ho visto mio figlio non più di 48 ore, l’ho ritrovato più alto».


Atripaldi, parliamo di questo centro cinese, Wang ZhiZhi, a cui state cercando di dare una maglia biancoverde.

«Confermo la trattativa. E sarebbe il primo cinese a giocare in Europa. Gli abbiamo proposto un anno di contratto: loro avevano bisogno di un’offerta per capire se lui si può liberare, è legato al Bayi e nell’ultimo campionato cinese è stato nettamente il miglior giocatore in assoluto ma questo non conta moltissimo. Piuttosto, l’ho visto alla Summer League di Las Vegas ed è stato davvero molto bravo, ha letteralmente predicato basket tenendo una media di quasi 18 punti segnando soprattutto da tre. Un’altra sua specialità è il palleggio-arresto-tiro».


E allora qual è il problema per vederlo alla Benetton?
«E’ che il suo club non intende perderlo. In Cina ci sono due correnti di pensiero: una che vorrebbe farlo venire in Italia anche perché l’anno prossimo ci sono le Olimpiadi a Pechino, dunque la possibilità di giocare in un campionato di alto livello lo aiuterebbe nella preparazione, e un’altra che per lo stesso motivo pretende di farlo allenare a casa propria. L’agente americano, Jeff Schwartz, è ottimista, nel senso che crede che possa muoversi, e allo stesso a Wang piacerebbe fare questa esperienza. Personalmente sono un po’ meno ottimista, cioè in questo momento non ho elementi particolari che mi autorizzino ad esserlo».


Beh, però con queste premesse una speranziella ce l’avrete.
«In teoria sì. E’ una trattativa alla quale bisogna star dietro, il rischio in questi casi però è che vada avanti troppo: parlare con un club cinese non è come farlo con uno europeo. Noi avremmo voluto una risposta entro la scorsa settimana ma i tempi possono dilatarsi un po’, anche se non all’infinito. Il problema è che se uno continua ad aspettare poi rischia di perdere altre situazioni e di ritrovarsi all’inizio della preparazione senza alcuni elementi. Teniamo anche conto che Wang è un centro particolare, un 2.16 a cui piace molto tirare da fuori, per cui non può giocare con tutti e bisogna mettergli accanto i giocatori adatti. Averlo alla Benetton è una prospettiva affascinante, lui - ripeto - è molto bravo, il tiro da tre è forse la sua qualità migliore, quest’anno è stato davvero impressionante, tuttavia la vedo dura portarlo a Treviso. Diciamo che non sono pessimista ma nemmeno ottimista».


La vostra tournee in Cina ad ottobre potrebbe aiutarvi?

«Stiamo usando tutti i canali disponibili per capire se l’affare si può fare o no, in ogni caso ci stiamo anche guardando attorno».


E per gli altri ruoli?
«Qualcosa che sembrava vicino sta sfumando, è come la tela di Penelope».


Maresca?

«Resta, certo, lui è uno dei 10».


Il tiratore sarà l’ala piccola?
«Sì. Ma guardate che se venisse Wang sarebbe un tiratore mica da ridere».

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