Il Ct Cipressa entra nella Hall of Fame «È il coronamento di un’intera carriera»

CASTELFRANCO

Un altro pezzo di storia della scherma azzurra è entrato a far parte della Hall of Fame della federazione internazionale. Si tratta di Andrea Cipressa, da otto stagioni commissario tecnico della nazionale di fioretto, campione olimpico a squadre a Los Angeles 1984 e tra i grandi protagonisti dell'epopea del Circolo Scherma Mestre, ora residente a Castelfranco. Domenica, a Roma, ha raggiunto nella Hall of Fame altri grandissimi della nostra scherma come Mangiarotti, Nadi, Montano, Vezzali, Trillini e l'ex compagno di squadra Mauro Numa. «Il presidente uscente Giorgio Scarso ci teneva a consegnarmi il riconoscimento», spiega Cipressa. «Mi fa un immenso piacere, è bello essere affiancati ai più grandi della storia della scherma. È il coronamento di ogni atleta. Hanno inciso anche i risultati ottenuti da commissario tecnico, con un voto unanime. In seno alla federazione internazionale sono conosciuto. Nel passato sono stato atleta, vicepresidente federale e capodelegazione. La mia foto e il curriculum saranno aggiunti a quelli degli altri nominati, in questa grande sala della Fie. Un riconoscimento che non cambia la vita, ma fa un grande piacere». Decenni caratterizzati da grandi vittorie. Ma Cipressa, se si guarda indietro, mette da parte le Olimpiadi e svela il suo ricordo più prezioso. «Ricordo tutte le belle gare che ho disputato, e pure le sconfitte. Sembra incredibile, ma se ho una cosa fissa in testa sul mio passato in pedana, è il primo campionato italiano vinto, quello Maschietti Gpg. Conservo gelosamente quella coppa, magari un po' bruttina e arrugginita, ma per noi schermidori quella fase di crescita sportiva è stata sempre basilare. Lì mi sono sentito davvero numero uno italiano, il più forte di tutti».

E sugli otto anni da commissario tecnico osserva: «Anni d'oro, nel vero senso della parola, perché abbiamo vinto come nessun altro nel fioretto. Siamo insaziabili, ma una gara non è un bancomat, dove arrivi e pigli quel che serve. Però è vero che mi dà fastidio perdere pure a pari e dispari. A Tokyo andremo per vincere, logico, poi vedremo cosa deciderà la federazione. Il mio desiderio è di proseguire nell'incarico fino a Parigi 2024». —

Simone Bianchi

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