Gottardo sfida l’inferno del Sahara Via alla maratona

È una sfida prima di tutto con il deserto. Deve esserti amico altrimenti non c’è preparazione che tenga. Ma è anche una sfida con se stessi. La Marathon des Sables, 240 chilometri nel deserto del Sahara, vedrà al via un atleta trevigiano; Giorgio Gottardo, 53 anni, consigliere comunale a Ponzano, è uno dei 36 italiani che vi parteciperà. Domani sono previsti i briefing pregara, il 7 aprile la partenza. «Torno nel deserto perché è una sfida. È come una calamita, un richiamo a cui non puoi resistere», spiega alla vigilia della partenza per il Marocco. «Dopo due corse nel deserto ho capito cos’è il Mal d’Africa. Con un atleta milanese, al termine della 100km del Senegal, ci siamo detti: “Ci manca solo la Marathon des Sables” e come due pazzi, ci siamo iscritti». La maratona nel deserto in realtà è ben più di una maratona. Non solo per le condizioni, ma per la durata. In tutto sono 240 chilometri da percorrere in sei tappe. La più breve è l’ultima di 20 chilometri. La più lunga di 82, seguita da una di 42. Come non bastassero le dune, la sabbia, la temperatura torrida, la lunghezza del percorso, i partecipanti devono portare con sé uno zaino con tutto il necessario per sopravvivere nel deserto per sei giorni. «Sto provando a renderlo il più leggero possibile, ma sarà attorno agli 8 chili», precisa Gottardo. All’interno il sacco a pelo, il kit di sopravvivenza obbligatorio composto da una pompa succhia veleno, disinfettanti, un coltello, una torcia, lo specchio per segnalare la propria posizione, e il cibo, se così lo si può definire. Si tratta di alimenti liofilizzati in grado di garantire 2mila calorie al giorno. L’organizzazione fornisce solo i liquidi, circa 22 litri ogni due giorni di gara. Si parte la mattina presto e per mezza giornata si corre sulla sabbia, con checkpoint ogni pochi chilometri. Alla fine tutti gli atleti riposano al bivacco che viene posizionato a pochi passi dall’arrivo. Gottardo oggi partirà da Milano alla volta di Ouarzazate in Marocco. Domani lo spostamento al primo bivacco, mentre il sei si espleteranno i vari obblighi di gara.Verranno controllate le iscrizioni e i certificati medici, e i kit sopravvivenza, e poi si terrà il briefing pregara. Il 7 aprile il via vero e proprio alla competizione. Il percorso è segreto, viene modificato ogni anno per non favorire gli atleti del luogo, e per non consentire a nessuno di organizzare “punti ristoro” con familiari o altri atleti. Tutto dev’essere estremo. Gottardo non è alla prima esperienza di questo genere. Ha già corso 24 maratone, la 100km del Sahara nel 2010 e la 100 km del Senegal nel 2011. Si prepara da otto mesi alla competizione, correndo chilometri e chilometri sul Montello. La maratona di Treviso l’ha terminata con lo zaino in spalla e spingendo una carrozzina. L'atleta italiano più famoso della Marathon des Sables è Marco Olmo, 63enne al via anche quest’anno che vanta numerosi piazzamenti tra i primi dieci. Ma l’avventura che molti ricordano è quella di Mauro Prosperi. Nel 1994 si perse durante una tappa a causa di una tempesta di sabbia. Riuscì a raggiungere una tenda berbera dopo 10 giorni trascorsi nel deserto, durante i quali sopravvisse mangiando radici, pipistrelli e bisce. Una corsa estrema, nata ispirandosi all’impresa del fotografo francese Patrick Bauer. Nel 1985 percorse 315 km in solitaria attraversando il deserto dall'Algeria fino ad arrivare al confine con il Niger. Ci mise 13 giorni e con sé portava uno zaino del peso di 35 kg che conteneva tra l'altro l'acqua indispensabile per la sopravvivenza.
Federico Cipolla
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