Ciclone Diquigiovanni «Porto il Real Treviso a giocare in serie A»

TREVISO. Se l’anno prossimo rivedremo le squadre di Lega Pro giocare al Tenni il merito sarà di un distinto e benestante signore vicentino di 70 anni dal cognome curioso, Lino Diquigiovanni. Il signore in questione nel 2010 ha mollato la florida impresa di infissi da lui fondata nel 1967 per dedicarsi totalmente alla sua altra grande passione, il calcio. Ma è stato sponsor dei professionisti del ciclismo: con la sua squadra ha corso Gilberto Simoni. E per levarsi lo sfizio creò in quell’anno il Real Vicenza fondendo tre realtà locali e partendo dall’Eccellenza. Tre anni fa la promozione in D, poi il ripescaggio in Seconda Divisione (e l’ingaggio di Ale Ferronato) e l’ammissione alla nuova Lega Pro dopo la trasformazione in Srl. Diquigiovanni vuole portare a Treviso la società di cui è proprietario, il Real Vicenza: naturalmente cambiandone il nome (Real Biancoceleste o Real Treviso) e struttura dirigenziale. Quindi niente cordate, c’è un uomo solo con i suoi collaboratori, fra cui la figlia Barbara. Ma perché proprio a Treviso? «Perché a Vicenza la nostra realtà non ha futuro» risponde lui «il Real al Menti in C fa poche centinaia di spettatori (nemmeno 4 mila in totale quest’anno, ndr), che senso aveva continuare in quel modo? Dopo il girone di andata eravamo primi, alla fine siamo arrivati settimi. Mi sarebbe piaciuto trasferirmi a Valdagno, che fra l’altro è la zona dove sono nato e cresciuto, purtroppo non ha strutture adeguate; mi hanno interpellato Trieste, troppo lontano, ed un altro comune vicentino (Thiene? ndr) ma io punto su Treviso. Toccherà andare avanti ed indietro, va bene, ma se c’è interesse e ne vale la pena si può fare tranquillamente».
Com’è nata l’idea di esportare il Real Vicenza a Treviso?
«C’era una trattativa con Renzo Corvezzo riguardo un suo giocatore, poi però il discorso si è allargato. Mi ha detto: “Guarda che a Treviso c’è grande voglia di calcio, pensaci”. Ed infatti: voglio creare squadra e società trevigiane, partendo da una Lega Pro che il prossimo anno avrebbe tanti club veneti, per cui godrebbe di grande popolarità, con un progetto che preveda almeno la B ma anche la A, perché no? Ho idee serie, solide, i mezzi economici non mancano. Ed una volta completato il piano potrei anche mollare la società in altre mani, no problem».
Il problema è: la città e la provincia sentiranno davvero loro una società vicentina trapiantata a Treviso?
«E perché non dovrebbero? Denominazione e colori societari saranno solo biancocelesti. Una fusione con l’altra società non è possibile, lo so, per cui vengo da solo. D’altra parte il Padova dopo il fallimento cos’ha fatto, s‘è appoggiato al Biancoscudato, ha fatto la D e l’ha vinta».
Ed ecco un altro problema: che fine farebbe l’Acd Treviso presieduto da Marcello Totera (che per inciso è l’avamposto trevigiano della trattativa)? Giocherà ancora nel suo campionato di Eccellenza dividendo il Tenni (e relative spese) con il Real o a quel punto mollerebbe tutto? Ed avrebbe ancora un senso l’ingresso di nuovi soci trevigiani alla luce di questi ultimi sviluppi? E come potrebbe sopravvivere una società di dilettanti con la presenza di una realtà che catalizzerebbe sponsor. Lo scenario potrebbe essere alquanto bizzarro: una domenica al Tenni gioca il Real con 2-3.000 spettatori, l’altra il Treviso con 2-300: se uno si chiede cosa preferisce il tifoso tra il Brescia o magari il Cittadella da una parte e l‘Union QDP o il LiaPiave dall’altra, la risposta è obbligatoria. «Beh, questo non lo posso sapere né è una questione che decido io» risponde Lino Diquigiovanni «chiaro che preferirei avere campo libero ma se vogliono andare avanti lo possono fare, anche se c’è da chiedersi che senso avrebbe. Io sono qui con il mio progetto, una Lega Pro d’avanguardia costa 2.5-3 milioni e le nostre gestioni sono sempre state oculate, il bilancio è sano. In ciò che faccio mi piace la chiarezza, la mia azienda in 50 anni ha sempre fatto della trasparenza la sua prerogativa».
L’avvocato Marcello Totera è dunque il riferimento in loco di questa operazione: si è mosso come sempre con grande discrezione favorendo contatti e relazioni e sottoponendo a suo tempo la questione al resto della società di cui è tuttora presidente. «La risposta è stata negativa ma io, in attesa di conoscere i dettagli dei nuovi soci dell’Acd Treviso, continuo a credere nel progetto di Diquigiovanni, che prevede il coinvolgimento di tutte le società del territorio: posso confermare che squadra, società e colori sarebbero interamente trevigiani ed il programma quello di puntare alla promozione in B. Ho avvertito grande entusiasmo da parte del presidente, dal quale sono stato a suo tempo contattato ed a cui, riguardo la nuova società, ho dato la mia disponibilità per eventualmente ricoprire un ruolo dirigenziale».
Come si dice in questi casi? Se son rose fioriranno. E maggio è il mese delle rose…
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