Boem, dalla vittoria al Giro alla catena di montaggio

MOTTA DI LIVENZA. Dalla vittoria di tappa al Giro al curriculum in agenzia interinale. Dal ciclismo dei pro’ a operaio. Destino che presto potrebbe prendere forma. «Quel che viene, viene. Sto già cercando lavoro, ho diploma di tre anni in meccanica, mi va bene tutto: pure la fabbrica. Tengo famiglia, devo pensare a una nuova vita», la lucida analisi. Nicola Boem, 28enne sandonatese trapiantato a Motta, è disoccupato illustre della bici. La Bardiani-Csf l’ha silurato, rescissione con un anno d’anticipo sul termine del contratto. Il comunicato del team aveva riferito di un «accordo consensuale», ma le sue parole suggeriscono altro. «Mi hanno detto che non rientravo più nei piani, ho dovuto firmare», svela.
Così, dopo cinque stagioni fra i grandi, s’è ritrovato a piedi. Finora proposte ne sono arrivate pochissime e tutt’altro che stuzzicanti. L’addio al ciclismo, dopo 16 anni, è prospettiva concreta. Lontani i tempi in cui esultava - in maglia Bardiani - nella tappa di Forlì al Giro 2015, infilzando Matteo Busato dopo una fuga di 200 km. La gemma di una carriera che l’anno precedente l’aveva visto centrare una frazione al Danimarca e trascorrere 225 km in avanscoperta all’Amstel. Un amante della fuga, spirito garibaldino. Che da dilettante alla Zalf s’era regalato pure il Belvedere e una tappa al Valle d’Aosta. Ora il suo quotidiano, la sua vita, rischia di cambiare radicalmente.
«Difficile, direi difficilissimo trovare squadra a gennaio», ammette Boem, «Mi ero dato inizialmente come termine fine novembre, sono ancora in attesa, ma accetterò solo proposte serie. Ho una figlia e non mi va di buttare via un anno. Finora mi hanno contattato in due, ma le proposte non erano convincenti: l’una fuori dall’Europa e l’altra una Continental britannica (l’Holdsworth, ndr). Per rilanciarmi, sarei anche disposto a scendere di categoria. Peccato non abbia più avuto riscontri». Un tormento che prende corpo dalla ferale decisione della Bardiani:
«L’ho saputo a settembre, mi hanno spiegato che non erano più interessati. Eppure avevo un altro anno di contratto. Qualcosa s’era incrinato, un po’ l’avevo intuito già a metà stagione, ma speri sempre non succeda a te». Due anni fa la gioia più bella alla Corsa Rosa, con i Reverberi correva dal 2013: «Purtroppo, così va il mondo. Avevo un bellissimo rapporto con i compagni, sono rimasti colpiti». A mettere il carico da novanta sulla complicata situazione è stato l'anno per nulla entusiasmante sul piano del rendimento: «Non sono mai riuscito a trovare la condizione Ho avuto un problema ai denti, ne ho dovuti tog.liere alcuni e mi sono ritrovato ad avere difficoltà nel mangiare. Ho sbagliato tempistica per le estrazioni, ma non voglio cercare scuse».
Più passano i giorni, più s’affievoliscono le speranze di riabbracciare il gruppo: «Ho già 28 anni, non sono troppo vecchio, ma nemmeno giovanissimo», conclude, «Mi sto comunque allenando, la voglia c’è sempre, non dispero che qualche possibilità possa ancora esserci. Al tempo stesso, però, mi rendo conto che bisogna entrare nell’ottica di voltare pagina e costruirsi una nuova vita. Lo dicevo già ai compagni, in tempi non sospetti: “Prima o poi, il mondo del lavoro ci attende"».
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