Basket, Treviso-Pesaro: viaggio alle origini del mito. Quel primo scudetto con Schumacher al Palaverde

TREVISO. Domenica c'è De’ Longhi-Carpegna, ossia Treviso-Pesaro. Ti viene in mente per forza Benetton-Scavolini. E quel fatidico 10 maggio 1992, garaquattro di finale scudetto, Palaverde. Prima finale per la ricca Treviso: paron Gilberto per iniziare a vincere aveva investito 15 miliardi, Pesaro vantava già due scudetti e aveva in tasca la Coppa Italia. I nostri sconfitti in garauno nell’hangar di viale Partigiani, vinto garadue in casa (79-77, match ball di Daye stoppato da Iacopini) e garatre là (98-97 con la famosa persa di Daye a -10”, poi fallo di Gracis su Kukoc, due liberi vincenti a -5”, Del Negro 27 nel secondo tempo). Tensione alle stelle quel 10 maggio, nell’aria il profumo di qualcosa che nessuno voleva pronunciare: la squadra che appena due anni prima Lele Molin, erede dell’indimenticabile “barone” Riccardo Sales, aveva salvato rocambolescamente dalla A2 con i playout, si giocava il primo trofeo della sua storia. Di fronte i due marchi più longevi: Benetton 1981 - 2012, Scavolini 1975 - 2013.
Palaverde ovviamente strapieno, in tribuna anche Michael Schumacher, maxi schermo in Piazza dei Signori, 104 accrediti stampa, 15 fotografi, diretta Rai. Finisce 86-80, inutili i 33 di Workman, i 16 di Darren Daye (papà di Austin) ed i 9 di Andrea Gracis. A 50” dalla fine un enorme scudetto di cartone con il numero 1 appare in tribuna, alla sirena il tabellone a cubo si apre, sul parquet di acero canadese (poi smantellato e venduto pezzo per pezzo) piovono t-shirt celebrative; nello spogliatoio un poster di Moana Pozzi (ricordate i Moana’s?) e il cartello (scherzoso) “Morrone terrone torna nel meridione”, già pronti i jeans con il tricolore sulla tasca.
Premio scudetto: 40 milioni: Iacopini pretende una notte d’amore con la Pozzi. Nel caos collettivo Gilberto urla: «Ringrazio il pubblico, è stato il sesto uomo»; il 61enne gm Beppe De Stefano piange come un bambino; Pero Skansi rompe il silenzio stampa iniziato il 5 marzo: «Mai vinto uno scudetto...»; il presidente Enrico Fumo giura di non… fumare più: resisterà un mese; Kukoc (17 punti) è coccolato dal suo agente, la povera Mira Poljo; capitan Iacopini: «Sono il più stupido campione d’Italia»; Del Negro (Giorgio Martino della Rai lo chiama Del Vecchio...) ne mise 29: per restare chiederà 15 miliardi in 5 anni: andrà a San Antonio. Ed alla cena a Venegazzù si canta: “Alceo pistola, Celeste ti fa scuola”. —
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