Basket, la De’ Longhi porta i giocatori sul dragonboat

TREVISO. Avevano detto loro che ieri mattina ci sarebbe stata una visita all’azienda De’ Longhi: bene, si monta sul furgone e via. Ma invece di andare verso Fiera la direzione è stata centro città: era una bugia per nascondere la sorpresa, una pagaiata collettiva. I giocatori se ne sono accorti quando sono entrati alla sede della Canottieri Sile, sulle placide acque del fiume ad attenderli c’era un dragonboat, la lunga barca da 20 posti di origine cinese. L’idea, concordata con la società, è stata di coach Menetti: un diversivo di metà settimana che si potrebbe definire “team building”, rafforzamento dello spirito di gruppo. Mai TVB avrebbe pensato di farsi una gita in barca: quando ha realizzato, la maggior parte delle espressioni è passata dallo stupore alla curiosità infine alla preoccupazione: «Ma c’è pericolo? Io ho un ginocchio operato due volte...» si informava un accigliato Tomassini, «Io soffro il mal di mare», avvertiva Lombardi, timidi sorrisi da Logan e Burnett. «Niente paura, è molto semplice, tranquilli»: l’istruttore Nicola Romano ha tenuto un corso accelerato sulla tecnica della pagaiata, e cioè la posizione del corpo nello scafo («state tutti seduti, se si alza uno solo finite tutti in acqua»), come si impugna e come si muove l’attrezzo nell’acqua.
Menetti scusi, ma come le è venuto in mente? «Beh, il Sile è uno dei simboli di Treviso, mi sembrava giusto continuare con la conoscenza della città e nel contempo rafforzare lo spirito di gruppo». Alla fine giocatori e staff si sono piazzati, con ovvia ed estrema cautela, sul dragonboat, con qualche problema per i più lunghi, seduti al centro, nel sistemare le gambe: timoniere Romano, tamburino, ossia colui che detta il ritmo battendo su un tamburo, il fisioterapista Riccardo Pietrobon.
E allora si parte. Treviso Basket ha risalito il Sile verso Canizzano per circa cinque chilometri, un’ora e un quarto il tempo impiegato, attraversando in perfetto silenzio il Parco naturalistico ed approdando alla sua sede, Villa Letizia. Breve picnic ristoratore e quindi il ritorno alla Canottieri, più celere visto il favore della corrente. Tutti alla fine erano molto più sollevati rispetto alla partenza. Tessitori: «In effetti è stata una sorpresa per tutti, immagino che la squadra comunque sia stata contenta. Io qualche volta avevo avuto un’esperienza simile dalle mie parti (è pisano, ndr) ma non in una barca così lunga».
Dodici metri e mezzo, utilizzata dalla Canottieri Sile per attività con scuole, gruppi e aziende. Ed anche così antica: l’origine affonda nella notte dei tempi, 278 a. C. , l’anno scorso i Mondiali si sono tenuti a Venezia. E così ieri si sono gemellate la società più giovane di Treviso, nata nel 2012, e quella più antica, la gloriosa Canottieri Sile fondata nel 1908, un anno prima del Calcio Treviso: ieri per l’occasione le magliette riproducevanmo quelle originali.
«Ma noi già collaboriamo con la De’ Longhi, che ci fornisce vario materiale» , spiega il presidente Massimo Donadon, che snocciola con orgoglio i dati e le specialità della società ultracentenaria: «350 soci, fra i quali 80 con la voga veneta, 80 col canottaggio tradizionale e 40 in canoa, una delle pochissime che le praticano tutte. Di recente la squadra di canoa-kajak ha vinto due titoli italiani. E puntiamo molto sui giovani, tutti bravissimi perché, da studenti, sono disposti a fare sacrifici pur di gareggiare. E tutti noi ne siamo orgogliosi». —
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