Zaia, l'«asino» e la satira
AMontelupone, splendido borgo in provincia di Macerata, c'è una piccola-straordinaria mostra dedicata a Gabriele Galantara, in arte Ratalanga, che Luca Zaia dovrebbe assolutamente vedere. I motivi sono presto detti. Galantara, di origini nobili e di eccezionale cultura, è considerato il «padre fondatore» della satira in Italia. Nel 1892 fondò un giornale, «L'Asino», che per decenni è stato una spina nel fianco dei politici, da Giovanni Giolitti a Benito Mussolini. Illuminante il motto sotto la testata: «L'asino è il popolo: utile, paziente e bastonato».
Ora, in occasione del settantesimo anniversario della sua morte, Montelupone, il paese dove era nato, ha chiamato a rendere omaggio a Ratalanga (così aveveva scelto di firmarsi) le maggiori penne (anzi, i maggiori pennini) della satira di oggi: Altan, Staino, Bucchi, Giannelli e molti altri.
Se Zaia si spingesse fino alle magnifiche colline cantate da Giacomo Leopardi (e può farlo tranquillamente: anni fa Umberto Bossi disse che le Marche rientravano a pieno titolo nella Padania e da quelle parti tirarono un bel sospiro di sollievo), ritroverebbe anche i disegni di un grande amico: Beppe Mora. Così amico che il vicepresidente della Regione Veneto ha deciso di portarlo in Tribunale. Motivo: la pagina (pubblicitaria, si badi bene) apparsa sulla «tribuna di Treviso» domenica 22 luglio nella quale uno Zaia con i (pochi) capelli al vento annunciava: «Ho già firmato per la McLaren».
Si sa, l'uomo che in nome della sicurezza stradale ha portato il Veneto al record italiano delle rotatorie, tiene un «vizietto»: quello di correre in macchina. La Polizia, nei giorni scorsi, glielo ha fatto notare: andare a 193 all'ora in autostrada è un po' troppo. Ma fin qui passi. Una pagina satirica sul giornale, proprio no. E via l'annuncio di fuoco e fiamme: contro Mora che ha lavorato ai disegni, l'anonimo estensore dei testi, l'altrettanto anonimo cittadino che ha pagato l'inserzione, il direttore della «tribuna» che ha osato pubblicarla, e ogni possibile correo.
Per la cronaca, Mussolini chiuse «L'Asino» e spedì Galantara al confino. Morì, purtroppo, nel 1937, e non poté godersi la gloria del dopo fascismo, quando divenne non solo un riconosciuto precursore del genere ma addirittura un eroe della libertà di critica. Magari pure Zaia manderebbe tutti al confino. Invece gli tocca accontentarsi delle querele. Certo, se ripassasse la lezione dell'«Asino» facendo una scappata a Montelupone potrebbe evitare ulteriori figuracce.
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