Veneto, epicentro dei nuovi “lavoratori poveri” in Italia: i dati
Quasi il 39% dei lavoratori che chiedono aiuto pur avendo un impiego vive in Veneto. Crescono giovani, famiglie monogenitoriali e minori in difficoltà. I dati dell’Osservatorio Antoniano mostrano come anche chi lavora non riesca più a sostenere le spese essenziali

La povertà in Italia non riguarda più soltanto chi un lavoro non lo trova. Sempre più spesso coinvolge anche chi un’occupazione ce l’ha ma non riesce comunque a sostenere spese essenziali come affitto, bollette, scuola, cure. È il volto dei working poor, i “lavoratori poveri” che crescono in tutto il Paese e trovano nel Veneto un punto di massima intensità.
Secondo l’Osservatorio di Antoniano, quasi quattro persone su dieci che chiedono aiuto pur avendo un impiego vivono proprio in Veneto. È un dato che interroga, perché arriva da una delle regioni storicamente più produttive e con una delle economie manifatturiere più solide d'Italia. Qui il lavoro non è più garanzia di stabilità: il 39% dei lavoratori che si rivolgono alla rete francescana Operazione Pane proviene proprio dal territorio veneto, un segnale netto di quanto il confine tra reddito e fragilità si stia assottigliando.
L’iniziativa, nata nel 2014 per sostenere mense e comunità francescane, monitora l’andamento della povertà e restituisce un quadro chiaro: anche tra chi timbra il cartellino ogni giorno cresce la richiesta di aiuto. Rispetto al 2024, a livello nazionale i working poor accedono ai servizi del +4%, ma in Veneto la curva è più ripida, e racconta di stipendi insufficienti, precarietà e un potere d'acquisto che continua a ridursi.
Giovani e famiglie sole
Non solo lavoratori, anche fasce sociali che un tempo sembravano più protette. In Veneto, aumentano soprattutto i giovani tra i 18 e i 30 anni in difficoltà economica: +38% in un solo anno, con la regione che diventa la seconda in Italia per presenza di under 30 poveri (21% del totale nazionale). Un dato che evidenzia come l’insicurezza abbia ormai colpito anche chi dovrebbe rappresentare il motore del futuro.
A cambiare è anche il volto della famiglia in difficoltà: cresce del 23% il numero di nuclei italiani che chiedono supporto, raddoppiano (+50%) le famiglie monogenitoriali e aumenta dell’8% la presenza di minori. Sempre più spesso è la madre sola con figli a bussare ai centri di ascolto o alle mense, segno di una fragilità domestica che si aggrava e che richiede risposte rapide, non episodiche.
Parallelamente diminuiscono le persone senza dimora (-40%): un dato che conferma un trend nazionale, dove la povertà non è più necessariamente legata all’assenza di casa, ma piuttosto all’instabilità lavorativa e alla difficoltà di sostenere costi di vita ordinari.
Oltre duemila pasti al giorno
Il bisogno cresce, e le mense rispondono. Nel 2025 la rete di Operazione Pane ha distribuito in media 2.170 pasti al giorno, +7% rispetto all’anno precedente. Se si allarga la prospettiva al triennio 2023–2025, l’aumento complessivo è del 36%: una crescita costante che racconta una domanda sempre più ampia e quotidiana. Dietro ogni numero, però, ci sono nomi, storie, volti. A ricordarlo è Fra Giampaolo Cavalli, direttore dell’Antoniano: «La povertà oggi ci chiede di guardarci negli occhi e riconoscere nell’altro una risorsa, non un problema. Non offriamo solo pasti: costruiamo legami, restituendo fiducia a chi l’ha persa».
Il Veneto rimane una regione ricca, dinamica, produttiva. Ma è anche — oggi più che mai — lo specchio di un’Italia che lavora, fatica e spesso non basta a se stessa. Comprendere questo trend significa guardare oltre le percentuali: riconoscere che la povertà non è ai margini, è al centro della quotidianità di molti.
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