Astensionismo record, vince il “partito che non c’è”: ecco chi è l'elettore tipo che non ha votato

Quasi un elettore su due resta a casa: la disaffezione colpisce soprattutto fasce fragili, donne e chi conosce poco i candidati. Il “fattore Zaia” spinge la Lega, ma non argina il crollo della partecipazione

Enrico Pucci
Una persona su due ha scelto di non votare in Veneto: affluenza mai cosi bassa in regione
Una persona su due ha scelto di non votare in Veneto: affluenza mai cosi bassa in regione

Il fattore Z, nel senso di Zaia, è stato calcolato in un terzo di voti in più portati alla Lega. «Il 30 per cento degli elettori che ha votato il Carroccio in queste elezioni regionali ha detto di averlo fatto solo perché c’era lui in campo come candidato», spiega Riccardo Benetti, Senior researcher della Swg di Trieste, che ha realizzato una dettagliata analisi dei flussi elettorali per queste Regionali Veneto 2025. «In termini percentuali, rispetto al 36% conquistato dalla Lega, possiamo stimare che Zaia abbia aggiunto 9-10 punti», aggiunge il ricercatore

Astensionismo: un fenomeno senza precedenti in Veneto

Uno dei dati più interessanti rilevati dalla Swg riguarda il fenomeno dell’astensionismo (il 44,6% degli aventi diritto non è andato a votare), mai così marcato nella storia politica del Veneto. «Gli elettori del centrodestra hanno dato un sostegno più compatto al proprio candidato Stefani, rispetto alla base del campo largo, seppure con qualche defezione in più nell’area di Fratelli d’Italia. Metà degli elettori di M5s e AVS si sono astenuti», sottolinea Benetti.

 

L’astensione ha riguardato poi maggiormente l’elettorato di bassa condizione economica, con titolo di studio inferiore e le donne. «Dati questi che confermano tendenze più generali. Significa che queste fasce della popolazione hanno meno fiducia nella politica, rispetto alla possibilità di migliorare la propria condizione socio-economica. E per quanto riguarda le donne c’entra anche la minor rappresentatività del genere femminile nelle istituzioni, una cosa che la politica deve sicuramente affrontare e risolvere».

Conoscenza dei candidati: un elettorato disinformato

Impressiona poi un altro dato: «Quasi un terzo del campione non conosceva alcun candidato alla presidenza – rivela Benetti – fenomeno che si accresce ulteriormente nell’area dell’astensionismo».

Tra chi non è andato a votare, ben il 55% non conosceva nessuno dei cinque candidati alla presidenza.

Come si può spiegare un tale livello di disinteresse? «Pesa sicuramente il fatto che la campagna elettorale sia durata poco e che mancasse il fattore di incertezza circa il risultato finale. Questo sicuramente non ha spinto l’opinione pubblica a volersi informare su questa competizione elettorale».

I flussi di voto fra i partiti

Veniamo ai flussi di voti fra partiti. Rispetto alle elezioni europee 2024, il 75% degli elettori della Lega hanno sostenuto Stefani. Analoga quota di consenso da chi aveva votato Forza Italia, qualcosa in meno da parte degli elettori di Fratelli d’Italia (68%).

Nel campo opposto, a Manildo è venuto a mancare un deciso sostegno da parte delle componenti di Alleanza Verdi Sinistra (solo il 47%) e del Movimento Cinque Stelle (appena il 39%).

Fra i pentastellati, soprattutto, c’è stata un’evidente disaffezione verso queste elezioni regionali, tanto che ben un elettore su due non è andato a votare.

Il voto per età e titolo di studio

Il voto per classi di età denota che Stefani ha convinto di più nei due poli estremi (fra i giovani 18-34 anni e gli over 64) mentre Manildo ha “tenuto” nei settori meno giovani o più anziani della popolazione.

L’astensionismo ha riguardato tutte le fasce d’età ma in modo maggiore quella intermedia fra i 45 e i 54 anni.

Astensionismo che esplode, poi, fra gli elettori con basso titolo di studio: il 64% ha disertato.

Come è stata condotta l’analisi

L’analisi è stata condotta sulla base di sondaggi effettuati tra l’11 e il 24 novembre 2025. Dati poi riponderati sulla base dei risultati elettorali (Fonte: Viminale).

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