Sterminò la famiglia, ergastolo per Fahd
Fahd Boichou, il marocchino di 28 sgozzò con un coltello da cucina l'ex compagna, Elisabetta Leder, e la loro figlia Arianna, di 16 mesi

La commozione dei parenti delle vittime
PAESE.
Non solleva mai gli occhi da terra. Nemmeno quando la Corte d’Assise pronuncia la sentenza: ergastolo. Fahd Bouichou, 28 anni, è stato condannato al carcere a vita perchè colpevole di aver ucciso l’ex compagna Elisabetta, 31, e la figlioletta Arianna di 2. Dura la requisitoria del pubblico ministero, Antonio Miggiani, che ha prima ricostruito la dinamica della fuga, durata 36 ore, e poi il feroce duplice omicidio, avvenuto per «scannamento». «Abbiamo un quadro probatorio granitico», ha detto il pubblico ministero, Antonio Miggiani, che ha parlato per poco più di un’ora.
Fahd ha sempre guardato davanti a sé, nel vuoto, mentre il magistrato ha elencato gli elementi che provano la violenza cieca utilizzata per uccidere Elisabetta e Arianna. «La donna non ha avuto neanche il tempo di gridare - ha detto il magistrato - è stata sopraffatta. Elisabetta è stata tormentata con il coltello multiuso. Venti ferite che dimostrano la volontà di Fahd di provocare sofferenza e dolore sul corpo della povera donna». Ma il momento certamente più intenso dell’intero pomeriggio è stato quando il pm ha ricostruito l’omicidio della piccola Arianna.
«La bimba non ha pianto - ha spiegato Miggiani - non ci sono lacrime sul suo volto. Arianna è rimasta pietrificata dalla paura». Fahd, anche in questo caso, non ha alzato gli occhi. Neppure quando il pm ha parlato del possibile movente per la morte di Arianna: «Un terribile rito berbero, secondo cui se la donna commette una colpa, l’uomo può uccidere tutta la discendenza femminile».
E su Fahd ha poi aggiunto: «E’ un buon attore. A capo chino fissa il pavimento come fosse matto. Proprio come gli aveva suggerito la sorella al telefono». Inevitabile la richiesta di condanna: fine pena, mai. Prima che Sabrina Dei Rossi, avvocato di Fahd, prendesse la parola per l’arringa difensiva, ha parlato Catia Salvalaggio, per la parte civile. Ha ribadito le tesi della Procura, approfondendo alcuni aspetti della cultura islamica, chiedendo un risarcimento pari a quasi 3 milioni di euro per la famiglia Leder. «Ma la vera soddisfazione della famiglia - ha chiuso il legale - può essere solo la pena massima». «Suggestioni, preconcetti e pregiudizi».
Sono le parole con cui l’avvocato Dei Rossi descrive le parole pronunciate dal pm. Il legale ha poi cercato di smontare le accuse di premeditazione e la teoria secondo cui Fahd avrebbe agito anche per motivazioni culturali, con tecniche tipiche della tradizione berbera cui Fahd appartiene. Poco prima delle 19 la Corte d’Assise si è ritirata in camera di consiglio per decidere la sentenza. In aula, dove erano presenti tutti i familiari di Arianna ed Elisabetta, la tensione era palpabile. Seduto, senza dare nell’occhio, c’era anche il sindaco di Paese, Francesco Pietrobon.
Dopo poco più di due la giuria è uscita. Alle 21.30 è quindi arrivata la sentenza, pronunciata dal giudice Gioacchino Termini: ergastolo e due anni di isolamento diurno. Non è stata riconosciuta l’aggravante della premeditazione. I parenti di Arianna ed Elisabetta scoppiano in un pianto liberatorio e parlano di «giustizia finalmente fatta». Fahd è invece rimasto in piedi, in silenzio, ad ascoltare le parole del giudice. Al termine della lettura del dispositivo è uscito dall’aula scortato dai cinque agenti della polizia penitenziaria che l’hanno seguito per tutto il pomeriggio. Lo sguardo era ancora fisso nel vuoto.
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