Si è sparato alla testa uno dei boia di Bassano
Prima si è autodenunciato all’ufficio di Ludwigsburg che indaga sui crimini nazisti, attraverso una intervista alla «Frankfurter Rundschau», respingendo le accuse di aver partecipato alla strage di Bassano successiva al rastrellamento del Grappa. Strage nella quale vennero impiccati, il 26 settembre 1944, 31 giovani. Poi, forse colto da un ripensamento, proprio nell’anniversario del’eccidio, Karl Tausch, vicebrigadiere della Wehrmacht, uno dei due “boia” di Bassano ancora vivi, giovedì verso le 13 s’è suicidato in un boschetto vicino a casa, sparandosi un colpo di pistola.

PARTIGIANI IMPICCATI NEL SETTEMBRE DEL 1944 A BASSANO DURANTE LA RETATA SUL GRAPPA DEI NAZISTI E FASCISTI
L’altro “boia”, identificato grazie alle ricerche dell’Istresco di Treviso e dell’Istituto per la storia della Resistenza di Vicenza, è un ufficiale delle Ss, il tenente Herbert Andorfer, che uguali eccidi aveva ordinato e compiuto in altre parti d’Italia e in Serbia. Di lui si sa solo che è vivo, ma non si conosce il domicilio attuale, mentre del vicebrigadiere Tausch, dopo che «la Tribuna» aveva segnalato la sua esistenza e le accuse che lo riguardavano, aveva trovato le tracce il giornalista dell’Espresso Paolo Tessadri. Tessadri, mentre in Italia indagava la Procura militare di Verona e si moltiplicavano gli appelli perché fosse fatta giustizia, aveva cercato di intervistarlo (fotografandolo) a Langen, in Assia, vicino alla sua casa, ricevendo un secco rifiuto e qualche minaccia generica. Il meccanismo della giustizia, seppur tardiva, s’era dunque messo in moto e per Tausch, 85 anni, la situazione s’era fatta pesante, con l’apertura di un’indagine anche da parte della procura di Darmstadt, cui l’autorità di Ludwigsburg aveva girato la denuncia. Tanto che aveva deciso di parlare pubblicamente, in un’intervista alla Frankfurter Rundschau. In questa intervista Karl Tausch aveva spiegato che lui, fino al 28 settembre del 1944, era rimasto «sulle montagne a 20 chilometri da Bassano». Cioè, appunto, sul Grappa. E che a testimoniarlo c’è uno scatto in bianco e nero pubblicato sul volume «Storia della Resistenza» di Pietro Secchia e Filippo Frassati (peccato che la foto non riporti nessuna data). Paolo Tessadri, letta l’intervista di Tausch, segnala «una montagna di contraddizioni e due frasi importanti». La prima è: «Mi sono preparato da molto tempo per questo giorno», la seconda dice «da quando ho incontrato Andorfer mi sono reso colpevole», annunciando che «si metterebbe a disposizione della giustizia, se quella italiana fosse imparziale, ma i giudici italiani non sono indipendenti». Con la sua morte, comunque, purtroppo sfuma il processo.
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