Rugby, il trevigiano Duodo è il nuovo presidente della Fir

Ha battuto alle urne il presidente uscente della Federazione, il  padovano Innocenti. E assicura: «Sarò referente di tutto il movimento»
Andrea Passerini
Andrea Duodo, nuovo presidente della Fir, e Marzio Innnocenti, presidente uscente
Andrea Duodo, nuovo presidente della Fir, e Marzio Innnocenti, presidente uscente

Ribaltone alla Federrugby. Andrea Duodo trionfa alle urne, con il 56,9 % ,diventando il primo trevigiano a presiedere la Federazione. Il presidente uscente Marzio Innocenti ottiene il 41,7 %, briciole (1,7%) a Massimo Giovanelli.

Senza alleanze, Duodo, 53 anni, commercialista trevigiano e figlio d’arte (il padre Filippo, vicepresidente negli anni ’90, era stato sconfitto nella corsa alla presidenza: risvolto emotivo fortissimo, per il figlio) ha compiuto un capolavoro.

La campagna

Si è candidato il 6 giugno, presentandosi il 30 luglio a Rovigo. In un’estate che non dimenticherà, affiancato da Paolo Vaccari e da Gianni Fava (sacrificatosi per lui) ha prima coagulato il dissenso alla gestione di Innocenti, poi ha picconato il blocco del consenso dell’uscente, a giugno era accreditato del 75%, senza avversari anche per i risultati della Nazionale, senza precedenti.

Da allora ha preso un punto al giorno. Duodo ha avuto il coraggio di una sfida che pareva un sesto grado, puntando sulla gestione economica e sull’erosione del patrimonio. Le urne hanno detto chiaramente che non erano solo i club dell’Elite a contestare Innocenti, ma lo stesso tessuto connettivo del movimento. Innocenti ha perduto prima il Veneto, feudo da cui era partito per battere Gavazz al secondo tentativo: domenica 15 settembre gli è franato sotto i piedi il resto d’Italia.

I suoi cercano i dei franchi tiratori, primo indiziato il laziale Luisi, unico innocentiano eletto.

Le prime dichiarazioni 

«Vorrei ringraziare il rugby italiano tutto, la mia squadra, la mia famiglia, chi mi è stato vicino in questo periodo così difficile ma anche così entusiasmante», le prime parole di Duodo, in gioventù seconda e terza linea di Benetton e Mirano, «Sarò il presidente di tutti, non un capitano, ma il referente di tutto il movimento. Sento, ora, lo stesso senso di responsabilità di sempre».

In consiglio avrà 11 fedelissimi su 12.

«Il movimento ha premiato la nostra squadra, inseriremo competenze e professionalità nella gestione, per un Centro Servizi aperto a tutti». Le Zebre, franchigia federale? «La stagione già partita, alla fine ragioneremo insieme per dare loro efficienza e competitività, per valorizzarne il prodotto. Penso a un tavolo di ascolto».

Un avviso: «Non cambieremo laddove le cose funzionano».

Cosa cambierà

Ma la discontinuità, in alcuni posti chiave, è annunciata. «Priorità è l’analisi dell’intera macchina federale, a febbraio presenteremo le nostre proposte».

Il campionato? «Dobbiamo riconoscenza ai club per l’impegno e dovremo lavorare per far crescere la A Elite in modo strutturale. Riforme e ristrutturazioni profonde per ogni categoria, anche cambiando nome e tornando alla tradizione». E la filiera per l’alto livello? «Si è raccolto quanto seminato nel passato, dobbiamo continuare a investire nella base. E parlerò anche con il ct Quesada, certo imparerò da lui. Spero che la crescita della nazionale continui con lui: al momento gli dobbiamo tanto come movimento e come Fir». Infine, donne e inclusione. «Il messaggio che rilancio è: il rugby è uno sport per donne, uomini, bambine e bambini, uno sport per tutti».

Mai come ora Treviso è capitale anche politica – in lista c’era anche Rino Francescato, nel team Guido Feletti (papabile presidente del comitato regionale a novembre?) e Vittorio Raccamari – di un movimento che vede aprirsi una nuova fase. A Duodo i complimenti di Zaia: «Un veneto alla guida del movimento italiano, per un territorio che ha dato molto; ora le basi per crescere con ulteriori successi». —

ANDREA PASSERINI

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