Il caso: «Pediatri, mancano in ospedale ma non quelli di libera scelta»

Secondo la Fondazione Gimbe in Veneto mancano 93 pediatri di libera scelta, ma la Fimp smentisce: «Tutti i bambini hanno il loro medico». Intanto cresce la preoccupazione per i reparti ospedalieri di pediatria

Sabrina Tomè
Scontro sui Pediatri in Veneto
Scontro sui Pediatri in Veneto

Scontro sui numeri relativi ai pediatri di libera scelta, i medici di base dei bambini. Da una parte quelli della Fondazione Gimbe che indica il Veneto, insieme a Lombardia e Piemonte, come una regione con grave carenza di professionisti. Per l’esattezza ne mancherebbero 93 sui 502 a livello nazionale.

Dall’altra parte la Fimp (Federazione Italiana Medici Pediatri) che smentisce questa situazione, sottolineando come nessun bimbo veneto sia senza medico. Il problema, invece, è negli ospedali: lo rileva il Coordinamento nazionale primari di area pediatrica che guarda con preoccupazione al 31 luglio, quando non potranno più essere stipulati nuovi contratti con le cooperative.

I dati Gimbe

La Fondazione Gimbe, punto di riferimento nel mondo sanitario, ha diffuso nei giorni scorsi i dati nazionali sui pediatri di libera scelta. In Veneto, facendo riferimento al rapporto ottimale di un medico ogni 850 assistiti (secondo quanto previsto dall’ultimo accordo collettivo nazionale), al primo gennaio 2024 si stima una carenza di 93 professionisti.

Ma non basta: entro il 2028 andranno in pensione 190 camici bianchi. Il numero medio di assistiti per pediatra è pari a 1.008, che pone il Veneto terzo in Italia, sopra la media nazionale (900) e sopra il massimale senza deroghe (1.000); l’89, 7% degli assistiti in carico ai pediatri ha più di 5 anni (media nazionale 81, 2%).

«Le segnalazioni sulla difficoltà di accesso al Pls», ha dichiarato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione, «arrivano oggi da tutte le Regioni, evidenziando criticità ricorrenti: complessità burocratiche, carenza di risposte da parte delle aziende sanitarie locali, pediatri con un numero elevato di assistiti e impossibilità, per molte famiglie, di iscrivere i propri figli a un pls.

Una situazione che genera disagi rilevanti e richiede interventi organizzativi urgenti, per garantire la continuità dell’assistenza pediatrica, soprattutto ai più piccoli e ai più fragili».

I pediatri del territorio

Ma Fimp prende le distanze dai dati Gimbe. «In Veneto tutti i bimbi hanno il loro pediatra, la copertura è totale anche nelle zone più periferiche», assicura Mattia Doria segretario regionale Fimp, «Quelli di Gimbe sono numeri teorici, basati probabilmente su alcuni parametri, ma la situazione nel territorio è diversa. Da 20 anni è in atto un accordo regionale che ha garantito l’equilibrio dell’assistenza pediatrica nel territorio dove si assiste a una pesante denatalità».

I numeri, in effetti, sono rilevanti: 140 mila bimbi in meno in 14 anni, nella fascia d’età 0-13. Cifre di cui tenere conto nella programmazione del “fabbisogno” di pediatri – rileva Doria – e che permettono di non preoccuparsi di fronte ai pensionamenti in arrivo dei professionisti del comparto.

Ospedalieri

Ben diversa invece la situazione per quanto riguarda gli ospedali. «La pediatria ospedaliera è in sofferenza», sottolinea il veronese Simone Rugolotto, presidente del Coordinamento nazionale primari di Area Pediatrica. Che cita un dato tra gli altri: a livello nazionale il numero di pediatrie si è ridotto da 78 a 67, segno di una crisi in atto, e le prospettive sono tutt’altro che rosee. «Tra il ’25 e il ’26 è prevista l’immissione di 1.700 nuovi pediatri, ma non si può sapere quanti di loro sceglieranno l’ospedale piuttosto che il territorio. Finora il trend è stato sempre a favore del secondo», spiega Rugolotto che guarda con preoccupazione alla data del 31 luglio, termine che il decreto Schillaci del 17 giugno 2024 pone come fine delle coop negli ospedali.

«Sospendere le cooperative a luglio non spingerà i professionisti a lavorare in ospedale», afferma il presidente del Coordinamento, «Chi lavora nelle cooperative ha altri impieghi di lavoro, che proseguiranno. E la pediatria dell’ospedale avrà invece un problema di copertura dei servizi».

Problema che si è tamponato negli anni non solo con le coop, ma anche con liberi professionisti e con convenzioni. Bene invece, secondo il Coordinamento, il decreto Calabria che permette agli specializzandi del quarto e quinto anno il lavoro negli ospedali. «E bene la riforma del Dm 77 che prevede le case di comunità allargate alla parte pediatrica», sottolinea Rugolotto. 

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