Omicidio di Conegliano. «Voleva farla uccidere già nel 2017. Mi offriva soldi per trovare dei sicari»

Contro Lorenzon le accuse pesantissime dell’ex amica che ora ha avvisato gli inquirenti. Ecco cos’ha detto

Fabio Poloni
Juan Maria Guzman e Sergio Luciano Lorenzo, due degli arrestati.
Juan Maria Guzman e Sergio Luciano Lorenzo, due degli arrestati.

«Già nel 2017 voleva farla fuori. Aveva proposto anche a me un ruolo da intermediaria per trovare qualcuno disposto a uccidere sua moglie in cambio di diecimila euro». È una rivelazione shock: a parlare è un’amica di Enzo Lorenzon, l’ottantenne accusato di essere il mandante dell’omicidio della moglie Margherita Ceschin.

La donna, che con l’imprenditore ora in carcere ha avuto un’assidua frequentazione tra il 2017 e il 2018, dopo aver letto sui giornali della tragica fine di Margherita – uccisa nel suo appartamento di Conegliano il 23 giugno scorso – ha chiamato spontaneamente i carabinieri: «Devo dirvi delle cose». Convocata, ha parlato muovendo accuse pesantissime.

L’accusa

Secondo la donna, Lorenzon ora ha messo in atto ciò che progettava da tempo, anni addirittura: l’omicidio su commissione della moglie, per porre fine in maniera brutale e definitiva alle continue tensioni legate a una costosa separazione (diecimila euro di assegno di mantenimento mensile).

«Enzo era esasperato, Margherita voleva più soldi e lo minacciava di rivelare presunte irregolarità legate alla sua attività di imprenditore vinicolo», ha rivelato la donna agli inquirenti nei giorni immediatamente successivi il ritrovamento del corpo senza vita di Margherita, «quando ci frequentavamo, nel 2017, lui mi ha proposto di trovare qualcuno disposto a farle prendere un bello spavento, mandarla su una sedia a rotelle o farla fuori per diecimila euro. Una proposta che poi mi ha fatto più volte. Era esasperato e pericoloso».

Il piano e l’omicidio

Troppo inquietante l’analogia tra quel piano del 2017 e quello che, secondo gli investigatori, è stato messo in atto il mese scorso: Enzo Lorenzon avrebbe assoldato – con l’intermediazione della sua assistente domestica dominicana e altri suoi conoscenti – una coppia di sicari arrivati dalla Spagna appositamente per uccidere la moglie.

Margherita Ceschin è stata ritrovata morta nella sua abitazione al numero civico 15 di via 28 Aprile: supina sul divano, con ferite alla testa e uno schiacciamento toracico, camera da letto messa a soqquadro per inscenare una rapina, telefono cellulare rotto e bagnato nel lavello della cucina.

Nessuno parla: restano in carcere

Ieri pomeriggio il Gip Marco Biagetti ha firmato la convalida di arresto e fermo disponendo la misura della custodia cautelare nei confronti dello stesso Enzo Lorenzon oltre che di Dileysi Lorenzo Guzman, 32 anni, la domestica dell’ottantenne, di Sergio Antonio Luciano Lorenzo – 38 anni, cugino di Dileysi – e infine di Juan Maria Guzman, 41 anni: sono accusati a vario titolo di essere i mandanti, gli ideatori e gli intermediari dell’omicidio di Margherita Ceschin, messo in atto materialmente da due killer ora in fuga in Spagna.

Nel corso dell’interrogatorio di convalida, ieri, si sono tutti avvalsi della facoltà di non rispondere. Anche in merito alle accuse della donna che ha rivelato l’esistenza di un piano omicida già nel 2017, Lorenzon per ora non parla: «Se deciderà di farlo, chiarirà anche questi aspetti che gli vengono contestati», fa sapere l’avvocato Martina Pinciroli che lo assiste.

Nei giorni scorsi, l’anziano imprenditore ha manifestato anche intenzioni suicide. «Oggi mi ha detto di essere in sedia a rotelle perché in carcere è caduto e non si regge più in piedi – fa sapere il suo avvocato – vedremo nelle prossime ore se presentare una nuova istanza per misure detentive alternative o ricorrere al Riesame».

Le accuse

Sono pesantissime le accuse a carico dei quattro sottoposti ad arresto: concorso in omicidio aggravato dalla premeditazione e, per Lorenzon, dal rapporto coniugale, oltre al furto aggravato per aver rubato il portafoglio alla donna nella messinscena della finta rapina. Per il Gip che ha convalidato l’arresto ieri, pur nella «necessità di esaminare compiutamente tutti gli atti», la custodia cautelare in carcere è attualmente «l’unica misura adeguata».

Secondo l’avvocato Fabio Crea, che assiste Juan Maria Guzman e Sergio Antonio Luciano Lorenzo e annuncia ricorso al Riesama, «ci sono perplessità se il giudice ha convalidato l’arresto senza aver letto tutti gli atti. Al momento il contenuto delle intercettazioni a carico dei miei assistiti è sì indiziante ma non probante, non si possono decontestualizzare».

Proprio tramite intercettazioni, verifiche delle celle telefoniche e analisi Gps sui veicoli utilizzati, gli investigatori hanno ricostruito i movimenti preparatori e i sopralluoghi nell’abitazione della vittima prima del brutale omicidio, portando alle accuse nei confronti dei quattro presunti autori del delitto e dei due ancora non rintracciati, indicati come gli autori materiali dell’omicidio della donna.

 

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