Le coppe e il pallone d’oro, la leggenda di Pablito in mostra a Oderzo
L’esposizione durerà fino al 12 ottobre, realtà virtuale per rivivere i gol di Paolo Rossi. All’inaugurazione a palazzo Foscolo la moglie, le figlie, Zambrotta e Cabrini

Era il 5 luglio 1982 quando, nel corso del Mondiale in Spagna, Paolo Rossi fece sognare milioni di italiani con la tripletta al Brasile che lo consegnò alla leggenda.
Dopo la sua scomparsa di Pablito nel 2020, la moglie Federica Cappelletti ha scelto di raccontare la sua storia in prima persona, dando vita alla fondazione Paolo Rossi.
«Paolo è stato un marito e un padre straordinario», ha raccontato «e se oggi sono alla guida di un movimento importante lo devo alla sua lungimiranza, al suo rispetto e alla sua determinazione. Nei momenti di sofferenza trovava sempre la forza per rialzarsi. Era luce, positività».
Attraverso memorial e mostre, tiene vivo il suo ricordo, aiutata anche da coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo.
A Palazzo Foscolo è arrivata la mostra: “Un ragazzo d’oro – Paolo Rossi & The Football Legends”, organizzata da World Camp International e Memoriabid, con l’associazione Insieme per Vincere e della Fondazione Oderzo Cultura.

Gli spazi espositivi, aperti fino al 12 ottobre, ripercorrono l’intera vita dell’atleta. Sono presenti fotografie, trofei, oggetti personali, oggetti come la scarpa d’oro e il pallone d’oro, e dei pannelli di realtà virtuale che permettono di rivivere i suoi gol.
In omaggio al territorio, una sezione è dedicata anche ai campioni opitergini Gianfranco Zigoni, Renato Faloppa e Ivan Gregori. Con il biglietto di ingresso (5 euro), si può sostenere la fondazione Paolo Rossi.
«Quando si parla di cultura oggi, si possono intendere tanti livelli e il calcio è uno di quelli», ha dichiarato Roberto Costella, presidente della Fondazione Oderzo Cultura.
Un ruolo centrale è svolto dall’associazione Insieme per Vincere, che sostiene ragazzi fragili attraverso lo sport. «Il talento da solo non basta» ha ricordato il presidente Giovanni Gabatel, «servono valori come passione, rispetto e sacrificio, oggi spesso oscurati dal business e dai sociali». Alla presentazione della mostra c’era anche Gianluca Zambrotta: «Credo che Paolo sia stato una persona eccezionale. Ha lasciato un grande segno, questo perché prima di essere stato un grande giocatore, è stato un grande uomo: senza esserlo, difficilmente si raggiungono obiettivi importanti».
«Quello che emergeva di lui andava oltre il campo», ha detto Antonio Cabrini, «parlava molto, era amato da tutti, disponibile e intelligente. Diceva sempre: “Questo per me non è un lavoro, è un sogno che si realizza”. Per noi Paolo è ancora presente, e cerchiamo di custodire ciò che ci ha insegnato».
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