James Blunt, live e meeting con i fan

SPARVOLI VILLORBA CONCERTO JAMES BLUNT AL PALAVERDE IN FOTO CON VINCITORI CONCORSO TRIBUNA E RADIO COMAPNY AGENZIA FOTOGRAFICA FOTO FILM
SPARVOLI VILLORBA CONCERTO JAMES BLUNT AL PALAVERDE IN FOTO CON VINCITORI CONCORSO TRIBUNA E RADIO COMAPNY AGENZIA FOTOGRAFICA FOTO FILM
James Blunt è al pianoforte, sta suonando «Coz I luv you», con un ritmo piacevole. Poi aumenta di tono, si alza, scende dal palco e si lancia in mezzo alla folla. Mai visto. Si apre un varco - da solo - tra il pubblico, corre a braccia alzate per il Palaverde quasi avesse appena segnato il canestro decisivo. Si arrampica sulle transenne che circondano il mixer posto dalla parte opposta del palco. La gente è stupita. Lui scavalca e come per magia, davanti a lui compare un altro pianoforte, identico a quello lasciato sul palco per buttarsi tra la gente. Le mani tornano sui tasti e la voce ricomincia a cantare.


E’ stato il momento più spettacolare del concerto di James Blunt di giovedì sera al Palaverde, sicuramente l’evento musicale dell’autunno 2008, una notte di musica che ha visto sorridere soprattutto 7 lettori della Tribuna che si sono aggiudicati i pass per incontrare il loro artista preferito prima dell’esibizione. Sono arrivati da Bergamo, Milano e anche da Frosinone pur di farsi fotografare con il loro divo preferito, regalargli un peluche, una bottiglia di vino o un pacchetto a sorpresa. I loro nomi? Daniela Ronchi, Beatrice Funiciello, Vanessa Florit, Elisa Ferrante, Tania De Vido, Sara Colognesi, e Alice Zoppas. Invidiati da tutti, grazie al nostro giornale hanno potuto abbracciare Blunt e seguire il concerto gratuitamente a dispetto di chi aveva fatto chilometri (era una delle uniche due tappe italiane del tour) per ascoltare le sue ballate.


L’ex casco blu è arrivato poco dopo le 21.15, vestito in puro stile british: completo grigio, camicia bianca, scarpe, cravatta e cintura nera. Ha imbracciato la sua chitarra acustica esordendo con Breathe e poi dando seguito a momenti più intimistici, Wise man, Billy e High. Voce calda e pulita, brani ancora radicati ai due album d’esordio, con poco movimento ma tanta drammaticità. Durante I really want you ha tentato anche di placare la folla mentre cercava di rendere l’esibizione soft, quasi il palazzetto fosse un teatro. Il pubblico, purtroppo, ha risposto a metà, troppe urla fuori luogo (fosse stato Keith Jarret sarebbe andato fuori di testa) e troppi telefonini e fotocamere per scattare più immagini possibili (rivogliamo i vecchi accendini).

 

James, da buon inglese, ha fatto buon viso a cattivo gioco consapevole che la «sorpresa» di metà concerto avrebbe sbaragliato tutti. Prima non è mancata l’hit Carry You Home, e il vero momento di riflessione durante l’esecuzione di No Bravery, con i maxischermi a riprodurre le immagini di un Kosovo devastato dalla guerra. Non sono mancati nemmeno gli effetti visivi, con un laser luminoso a «vestire» l’artista inglese durante Shine on, ultimo brano prima del clamoroso tuffo tra il pubblico (in aprile un gesto simile gli causò la frattura di un dito della mano destra). Prima di una brevissima pausa il visibilio degli spalti per I’ll take everything e Goodbye my lover. Al ritorno sul palco l’artista inglese ha tirato fino alla fine del concerto infilando una dietro l’altra struggenti ballate come Yoùre beautiful e Same mistake e poi, doo le urla del pubblico, l’ultimo colpo di coda: il tris One of the brightest stars, So long Jimmy e 1973, conclusa surfando in cima al piano durante cannonate di confetti di carta.

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