Ipotesi di bancarotta per l’ex nero Delfo Zorzi

VENEZIA. L’unica condanna per l’ex neofascista mestrino Delfo Zorzi, nonostante i numerosi processi in cui veniva indicato come l’autore delle stragi di Piazza Fontana a Milano e di Piazza della Loggia a Brescia, è quella che ormai risale al 1995. Niente a che fare con il terrorismo e la politica, ma alla fine di un processo per evasione fiscale di 12 miliardi di vecchie lire. Tre anni di reclusione, ormai cancellati: con lui nei guai era finito anche il fratello più giovane, Rudy. Adesso potrebbe accadere di nuovo, anche se per ora Zorzi non risulta indagato dalla Procura di Milano, che ha aperto un’indagine per bancarotta fraudolenta nei confronti degli amministratori della società che ha gestito la botique «Oxus» nel salotto buono di Galleria Vittorio Emanuele del capoluogo lombardo. E come per quell’unica condanna anche in questa occasione le indagini sono partite dagli accertamenti avviati dalla Guardia di finanza in provincia di Venezia: allora al centro c’era un società che faceva capo a Rudy Zorzi con sede a Mirano, ora c’è un’altra ditta con sede a Salzano, la «Svalduz srl».
Dopo la prima vita, quella da studente e militante di estrema destra che gli ha procurato le pesanti accuse per terrorismo nero alla fine cancellate dalle assoluzioni per le due stragi nere degli anni Settanta, in Giappone si è costruito una seconda vita, sposando prima un donna nipponica a Okinawa e ottenendo la cittadinanza giapponese con il nome di Hagen Roi, quindi trasferendosi a Tokio. Una seconda vita da imprenditore nel settore dell’import-export: per anni, ad esempio, è stato il concessionario per le rivendite del marchio Gucci negli aeroporti del Medio e dell’Estremo Oriente. In tempi più recenti sembra essersi orientato sul campo della pelletteria, un settore in cui già lavoravano a Mestre alcuni componenti della sua famiglia.
Nel 2010, durante una verifica fiscale alla «Svalduz» di Salzano, la Guardia di finanza di Venezia oltre a segnalare alla Procura lagunare un’ evasione fiscale dal 2004 al 2008 per alcuni milioni di euro, segnala di aver scoperto «nel server di posta elettronica, un raffinato sistema di comunicazione criptata, fatta di acronimi, sigle e codici identificativi, attraverso i quali Delfo Zorzi, dal Giappone, disponeva dettagliatamente alle varie società tutte le operazioni da svolgere». Secondo le fiamme gialle, Zorzi era indicato come Gm, ossia General manager, e la società di Salzano era collegata direttamente alla svedese «Mulbeck Ab.» ed era rappresentata da Etrik Patrik Vistebrandt, pure lui svedese. Alla fine, però, il pubblico ministero di Venezia Stefano Ancillotto ha chiesto e ottenuto l’archiviazione, anche sulla base di una consulenza tecnica, per l’evasione fiscale, ritenuta sotto la soglia della punibilità penale. A Milano, invece, le indagini sono proseguite sulla vendita alla «Svalduz» della botique «Oxus» di Galleria Vittorio Emanuele e dell’intero magazzino, ceduti dal «Gruppo P.Pelle italiana spa» per una cifra considerata risibile (700 mila euro invece che il valore reale, giudicato superiore ai 2 milioni di euro). Il sospetto dei giudici milanesi è che negozio e merce siano stati sfilati ai creditori poco prima del fallimento, visto tra l’altro che uno degli azionisti stava sia nel «Gruppo P.», poi fallito, sia nella veneziana «Svalduz» che ha acquistato per meno della metà del valore reale. Si tratterebbe, inoltre, di 700 mila euro che non sono stati rintracciati e il secondo sospetto è che neppure siano stati mai pagati.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso