In 5000 a Padova per Forza Italia
Folla in delirio per lo show personale di Galan. Il governatore spara a zero su tutti, da Zanonato a Casarin. Grande adesione alle primarie di partito volute da Ghedini
PADOVA. «Non ho avuto la percezione corretta del successo di questo appuntamento. E sì che non c'è nemmeno in palio un posto nel Cda di un'autostrada». Galan ha aperto così, tra risate e applausi, il suo personale show allo Sheraton dove per tutta la giornata di ieri si sono svolte le elezioni della prima Consulta di Fi, organismo di «nuovi politici» che affiancherà il coordinatore cercando di rastrellare le istanze della base. Non c'è Bondi o Ghedini che tenga, ieri il veneto azzurro era a Padova per ascoltare il governatore.
I tesserati - gli unici con diritto di voto - hanno risposto in massa, con tanto di coda alle urne: il dato provvisorio in serata parlava di 5000 votanti. Lo spoglio, tuttavia, è stato rimandato a domani. C'è voglia di dire la propria e, perché no, diventare uno dei volti nuovi della rapresentanza politica. Quando il governatore prende la parola, la sala, colpita da un'epidemia di «pausa-sigaretta» durante il lunghissimo intervento del coordinatore nazionale Sandro Bondi, torna improvvisamente a riempirsi. Anche il Niccolò Ghedini si scioglie un po': «Ecco il presidente, in perfetto orario secondo il meridiano di Greewnich...».
E via con i siparietti. «Oggi c'è di bello che si fa politica in modo diverso - sostiene il mattatore - ma vorrei più aiuto dagli altri. Si può essere lasciati soli sui grandi temi? Io in Mediaset soffro l'ostracismo più totale: sono l'unico presidente che non è mai stato intervistato. Zanonato si batte per la pulizia della città che ha reso sporca lui, dichiara guerra alle prostitute, ma da queste parti non se ne sono mai viste così tante. Poi gli danno la scorta e tutti sono lì a parlarne, pronti a mostrargli solidarietà. Io ce l'ho da due anni». Politici di piccola e media caratura si lasciano sgridare; nessuno batte ciglio nemmeno quando, dopo il fuoco di fila sul centrosinistra del trio Ghedini, Bondi, Feltrin, il governatore bacchetta il centrodestra: «Non è che nemmeno noi abbiamo governato tanto bene - sottolinea asciugando qualche sorriso - sinceramente vorrei che buona parte di quei ministri intraprendesse un lavoro diverso. Un esempio: in Veneto si costruisce l'unico terminal gasifero. Marzano e Scajola non mi hanno mai telefonato, Bersani l'ha già fatto quattro volte - e rivolto a Ghedini - questo puoi dirlo, il numero più basso di rotture di scatole a Berlusconi è venuto dal Veneto, soprattutto nei momenti difficili. A nessuno era venuto in mente di far votare tutti. Se poi ci sono le truppe dell'Alta traghettate da Casarin (costantemente nel mirino del presidente) manderemo la Casellati a fare campagna in giro per la città con l'Apecar.
Io per primo avevo sottovalutato la grande voglia di parlare, di confrontarsi, di votare senza liste comandate, fatte con gli amici degli amici per un qualche tornaconto. Se qualcuno vuole un partito tradizionale, si rivolga all'Udc, o ai 4-5 partiti socialisti, più bravi nella politica tradizionale. Noi siamo immensamente migliori nello sperimentare cose nuove e diverse: il nostro non è più il partito degli ex. I tempi di Giorgio Carollo, in cui il segretario regionale decideva tutto sono finiti per sempre». Segue l'ovazione. Una cosa è certa: in un giorno in cui le alternative variano dalla gita al mare a uno shopping già furbescamente bagnato dai saldi, centinaia di persone hanno scelto l'afa soffocante della sala: signore in abito da cerimonia, uomini in serioso completo, qualcuno di loro martirizzando il figliolo condotto con sé «a lezione». Tant'è, l'effetto pop star di Galan sulla gente dovrebbe far riflettere i nemici, non più degli amici del governatore.
Il resto è propaganda, con Bondi che propone di estendere l'esperienza della Consulta a tutta Italia, prima di spegnere il «fuoco di paglia» Veltroni: «La sinistra è divisa da prospettive politiche troppo diverse e Veltroni, che si illudono essere una cattiva imitazione di Berlusconi, si ritroverà a fare la fine di Prodi». Ma una frattura c'è anche in Fi, tra sostenitori - Bondi - ed oppositori - Ghedini - del Partito della libertà: «Questo partito c'è già - conclude il coordinatore - ed è Forza Italia. Se qualcuno vuole farne parte venga con noi, non saremo noi ad andare con loro».
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