Il verbale di Raffaella "Qualcuno mi pedinava"
Il 24 luglio 1984 Raffaella Gugel, figlia di Angelo, riferendosi all’attentato al papa disse ai carabinieri della legione Roma, Reparto operativo, terza sezione, che si era resa conto di essere stata pedinata per qualche giorno da un uomo nel tragitto che faceva da casa a scuola.

ITALIA ROMA 20040305 EMANUELA ORLANDI in foto 20040305 - ROMA - CRO -VATICANO: E' MORTO IL PADRE DI EMANUELA ORLANDI. Foto d'archivio di Emanuela Orlandi, la figlia di un dipendente del Vaticano sparita nel 1983. Ieri e' morto Ercole Orlandi, padre di Emanuela. ARCHIVIO - ANSA- CD (ARCHIVIO / )
«Dopo alcuni giorni che il Santo Padre fu attentato dal terrorista turco - dice la ragazza agli uomini dell’Arma - mio padre mi disse di stare attenta per la strada perché per la Città del Vaticano erano circolate voci di un possibile rapimento di un cittadino vaticano in cambio del terrorista turco Alì Agca».
Secondo la teoria attualmente più accreditata il rapimento sarebbe servito per chiedere la liberazione dell’uomo, appartenente ai Lupi Grigi, che aveva sparato a Giovanni Paolo II in piazza San Pietro.
Raffaella Gugel prosegue quindi il suo racconto ai carabinieri: «In quel periodo io andavo a scuola in corso Vittorio Emanuele II, istituto tecnico commerciale Vincenzo Gioberti, e ogni mattina alle 8.15 prendevo l’autobus 64 dal capolinea, ubicato quasi di fronte all’ingresso di Porta Sant’Anna. Alla fermata successiva al capolinea saliva a bordo un uomo sui 28-30 anni, in giacca e pantaloni sportivi, il quale prendeva posto a sedere e notavo che mi osservava continuamente. Questo episodio si è verificato quasi ogni mattina. Preciso che nell’arco di una settimana succedeva tre giorni di fila, poi vi era una pausa di un giorno. E successivamente, gli altri due tre giorni, incontravo ancora quest’uomo».
Raffaella Gugel dunque si accorge immediatamente di essere sottoposta ad attenzioni particolari. E decide di raccontare anche al padre i suoi sospetti. «Fin dai primi “incontri” con quest’uomo sull’autobus riferii l’episodio a mio padre - aggiunge Raffaella ai carabinieri - questi incontri durarono due o tre settimane, ma alla fine non lo vidi più».
Poi la Gugel descrive la persona che l’ha pedinata in un modo tale da far immediatamente pensare ad un connazionale di Alì Agca. «Posso riferire i dati somatici di quest’uomo - sottolinea - era alto un metro e ottanta, corporatura snella, carnagione scura, tipo nazionalità turca, capelli scuri ricci con occhi scuri».
Dunque lo scopo del rapimento era quello di liberare il terrorista turco mediante lo scambio con un ostaggio «politico». Secondo i verbali Gugel avvertì anche Raffaella: «Sta attenta quando vai a Roma, qualcuno potrebbe rapirti per chiedere la liberazione di Agca. Diffida di tutti, fammi sapere se noti qualcosa di strano, ma non parlare con nessuno di quello che ti ho detto».
Gugel allertò anche la Guardia Svizzera. E fu a questo punto che i rapitori capirono che non potevano più colpire il loro bersaglio numero uno: Raffaella Gugel. Infatti Angelo la fece seguire da un agente della vigilanza vaticana. Gugel mise in guardia anche l’altra figlia, Flaviana, che si fece tingere i capelli e cambiò anche lei stile di vita.
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