I crediti a rischio di Capitalia diventano business a Conegliano

Conegliano centrale per lo “smistamento” dei crediti a rischio di Capitalia, confluita in Unicredit. Nella voragine che si è aperta sotto il pavimento della finanza mondiale ci sarebbero falle che partono anche dalla Marca, in particolare da tre società della galassia Finint di Enrico Marchi e Andrea De Vido. E’ quanto emerge seguendo i fili di un’inchiesta condotta dalla trasmissione Annozero di Raidue. Solo operazioni normali - e legali - di cartolarizzazione del rischio, dicono a Conegliano.
20061004 - ROMA - ECO - CAPITALIA: GERONZI, NON DISCUSSO INGRESSO IN OLIMPIA. Una immagine di archivio, datata 26 maggio 2006, del presidente di Capitalia, Cesare Geronzi. Il possibile ingresso di Capitalia in Olimpia, la holding che controlla il 18% di Telecom ''non e' stato oggetto di discussione quindi non ho notizie da darvi''. Lo ha detto il presidente della banca romana Cesare Geronzi, interpellato sul possibile ruolo di Capitalia nel riassetto del gruppo di Tlc, al termine del direttivo del patto di Mediobanca. GIULIA MUIR/ARCHIVIO - ANSA - KRZ
20061004 - ROMA - ECO - CAPITALIA: GERONZI, NON DISCUSSO INGRESSO IN OLIMPIA. Una immagine di archivio, datata 26 maggio 2006, del presidente di Capitalia, Cesare Geronzi. Il possibile ingresso di Capitalia in Olimpia, la holding che controlla il 18% di Telecom ''non e' stato oggetto di discussione quindi non ho notizie da darvi''. Lo ha detto il presidente della banca romana Cesare Geronzi, interpellato sul possibile ruolo di Capitalia nel riassetto del gruppo di Tlc, al termine del direttivo del patto di Mediobanca. GIULIA MUIR/ARCHIVIO - ANSA - KRZ
Secondo i vertici di Finint, le obbligazioni emesse sui crediti Capitalia (operazioni condotte fra il 1999 e il 2001) entro il 2009 saranno interamente ripagate, in gran parte lo sono già state. Cifre enormi, sei miliardi di euro di crediti “a rischio” confluiti da Capitalia tramite tre società con sede a Conegliano, partecipate da Finint (Trevi Finance Spa, Trevi Finance 2 Spa e Trevi Finance 3 Srl) e piazzati sul mercato sotto forma di titoli obbligazionari. Quella di Capitalia è stata una delle più complesse catene di cartolarizzazioni in Italia.


Una vicenda iniziata nel 1999, dopo una prima “pulizia” di bilancio da 2.914 miliardi di lire di passivo. Una prima tranche di cartolarizzazioni valeva 1,6 miliardi di euro: si trattava di impacchettare e rivendere sul mercato i crediti vantati da Capitalia. Crediti rischiosi, secondo l’inchiesta di Annozero, perché solo in parte coperti da garanzie immobiliari. In pratica solo una quota nasceva dai mutui sugli immobili, mentre un’altra fetta derivava da scoperti di conto corrente, somme difficili da recuperare.

 

Per l’operazione, Capitalia si è rivolta alla trevigiana Finint, specialista del settore. Alla prima cartolarizzazione ne seguirono altre due in altrettanti anni, con 1,7 miliardi di euro di crediti Capitalia “impacchettati” e rivenduti tramite Trevi Finance 2 e ulteriori 2,7 miliardi nel 2001 con Trevi 3. Una Trevi 4 (ipotizzata a 2,6 miliardi) non decollò nel 2002. Operazione ad alto rischio, sulla falsariga dei mutui subprime cartolarizzati che hanno messo in ginocchio la finanza mondiale? «Operazioni perfettamente legittime e legali, oltre che approvate dalla Banca d’Italia», dicono a Conegliano.


Il pericolo (del credito) è il loro mestiere, e tutte le obbligazioni emesse sui crediti Capitalia - garantiscono - saranno pagate entro il 2009. Ma cosa sono i crediti cartolarizzati? I crediti in sofferenza cartolarizzati dalla Banca di Roma sono pari a 8,4 miliardi di euro. Per il 90% si tratta di crediti “a rischio” (non performing), per il 10% mutui ipotecari (quindi garantiti da immobili).


Questi crediti sono stati venduti a Trevi (società della Banca di Roma che è passata in Unicredit) per un importo di 5 miliardi netti, quindi al 60% degli 8,4 miliardi iniziali (una media tra migliaia di crediti, alcuni ceduti al 70%, altri al 100%, altri al 40%).


Il prezzo di cessione, secondo analisti indipendenti, era troppo alto visto che la maggior parte di questi crediti sono ad alto rischio. Trevi ha impacchettato i crediti con emissioni di obbligazioni. Siccome si tratta di obbligazioni a scadenza diversa (da 6 a 25 anni), alcune sono state rimborsate, soprattutto nel periodo di gestione di Arpe, per un totale di 2 miliardi. Risulterebbero ancora da rimborsare 3 miliardi di euro.

 

A fine 2006 le attività residue (sia in contenzioso che in bonis) sottostanti a cartolarizzazioni ammontavano a 5,2 miliardi. Nei nove mesi successivi - a cavallo della fusione con Unicredit - tali attività cedute e non cancellate sono aumentate a 6,8 miliardi (e su questo aggregato le tre Trevi pesano ancora per 2,2 miliardi). A questo valore si aggiungono 5,7 miliardi di «attività deteriorate» in bilancio: totale 12,5 miliardi.

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