Ghedini super-assenteista
Presenze e produttività: ecco chi lavora e chi scalda la sedia

A. Borghesi
VENEZIA.
Antonio Borghesi, 62 anni, deputato veronese di Italia dei Valori, è in cima alla classifica di produttività della Camera secondo una graduatoria stilata dall'associazione Openpolis e pubblicata dall'Espresso. In tempi di politici pelandroni e mangiapane a tradimento, farà piacere sapere che un veneto batte il resto d'Italia in fatto di operosità. Ma dobbiamo subito aggiungere che un altro veneto sta in fondo alla lista: nientemeno che Niccolò Ghedini, Pdl, l'avvocato di Silvio forever.
Ghedini è il penultimo degli oltre 900 parlamentari. E' vero che con tutti i processi collezionati dal premier, l'avvocato Ghedini ha altro a cui pensare. Ma c'è una stranezza: come difensore di Berlusconi, Ghedini viaggia sempre in coppia con il senatore Piero Longo, suo vecchio maestro. E non si spiega come mai Longo abbia un tasso di assenteismo del 6,88% mentre Ghedini è in assoluto il parlamentare più latitante della repubblica: 77,10%. Poi si meravigliano se la maggioranza va sotto 5 volte in un giorno. Se si dimette Berlusconi cade il governo ma se si dimette Ghedini si rafforza la maggioranza: gli subentrerebbe Enrico Hulweck, primo dei non eletti del Pdl in Veneto 1, che garantirebbe come minimo un voto in più al centrodestra. Ci chiediamo perché nessuno glielo vada a dire. Devono essere molte le cose che tengono nascoste a Ghedini: ad esempio tutto il dibattito sul doppio lavoro dei parlamentari rapportato ai costi della politica, è passato senza che lui ne sapesse nulla. Conoscendolo, avrebbe risposto con i fatti. Pensare che anche nella produttività del Senato c'è un veneto nelle posizioni di testa. E' Felice Casson, Pd, quarto assoluto, con un indice di assenteismo tra i più bassi: 1,59%. Primi e ultimi contemporaneamente: siamo nati per far discutere, non ci piove. «Nella produttività si valutano i risultati e per un parlamentare dell'opposizione la fatica è doppia - spiega Casson -. Bisogna trovare consenso nella maggioranza per far passare i provvedimenti». Qualche caso? «Le ronde, per esempio: all'inizio la maggioranza le voleva armate, poi i miei emendamenti bocciati in commissione sono stati ripresi in aula e approvati. Oppure l'amianto, è una battaglia che mi porto dietro dai tempi della magistratura». Borghesi è il deputato che l'anno scorso ha presentato alla Camera un ordine del giorno per l'abolizione del vitalizio, la pensione che i parlamentari possono avere dopo 5 anni mentre il resto del mondo deve versare 40 anni di contributi. Era il 21 settembre 2010 e ci vollero 4 minuti e 49 secondi, cronometrati, per far parlare il presentatore e mettere ai voti: presenti 525, votanti 520, contrari 498, astenuti 5, la Camera ha respinto. Una convergenza fulminea. «Quest'anno ero pronto a ripresentare il provvedimento - dice Borghesi - ma la presidenza della Camera l'ha dichiarato inammissibile, per presunti aspetti di incostituzionalità». Quali? «Il fatto che non si toccano i diritti acquisiti. Come se mettere mano alle pensioni Inps fosse diverso. Una forzatura evidente». La graduatoria dei deputati veneti più produttivi vede al secondo posto Pier Paolo Baretta, Pd di Rovigo. Al terzo il leghista Stefano Stefani, imprenditore orafo vicentino, per molti anni presidente federale del Carroccio, oltre che sottosegretario al turismo che nel 2003 stava per rovinare le relazioni Italia-Germania più di quanto non lo siano ora. Conoscendolo ci aspettavamo una presenza sui generis, invece ha un indice di assenteismo basso. Facciamo ammenda: voto 7+. In coda alla Camera, a far compagnia a Ghedini, c'è il vicentino del Pdl Giorgio Conte, un veterano del parlamento dove siede per la terza legislatura. Ma Conte ha la giustificazione pronta: «Sono subentrato a Marino Zorzato il 10 giugno 2010, ho due anni di attività in meno dei colleghi». Ma era presente il 21 settembre 2010 al tempo dell'odg Borghesi: come ha votato? «Abolire tout-court i vitalizi è una sparata demagogica. Bisogna inserire in provvedimento in una riforma complessiva, così ha senso. Altrimenti è difficile che il tacchino festeggi il Natale». Lei ci ruba l'argomento: a voi il Natale, a noi sempre quaresima? «No, ma va detto che dal 2001 lo stipendio dei parlamentari non è indicizzato. Fini l'ha ridotto di altri 1000 euro e adesso ha reinserito il contributo di solidarietà che il governo aveva tagliato ai parlamentari». L'assunto di Conte è che non tutti i gatti sono grigi, anche se al buio lo sembrano. Peccato che per la politica sia notte fonda.
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