Galan divorzia da Miracco? I retroscena della crisi

In corsa per il ruolo di portavoce c'è il giornalista Mediaset Paolo Del Debbio
L’ex governatore Giancarlo Galan e il suo portavoce Franco Miracco
L’ex governatore Giancarlo Galan e il suo portavoce Franco Miracco
VENEZIA. All'alba della sua terza vita politica, Giancarlo Galan sta decidendo il divorzio da Franco Miracco. Finisce molto più di un sodalizio: la collaborazione iniziata nel 2004 era diventata compenetrazione, fusione e perfino sostituzione di persona. Politica e tempo libero, agenda privata e incontri ufficiali, intelligenza e interessi, tutto tendeva sempre più a mescolarsi, nonostante i due abbiano formazioni diverse e temperamenti umorali entrambi imprevedibili.


Al punto da far nascere un personaggio terzo, che avevamo ribattezzato «Galacco». Pericolosissimo per chi gli attraversava la strada. Nell'ultima legislatura regionale, Franco era capace di apostrofare due assessori della giunta Galan, presi assieme, neanche uno alla volta, dicendo: «Io vi ho costruito e io vi distruggo!». I due si guardavano increduli. Uno è ancora in sella e potrebbe confermare.


Questa saldatura si è incrinata proprio adesso che l'approdo al ministero della cultura, a detta di tutti, rappresentava il coronamento del sogno soprattutto di Miracco. E forse non è un caso. Ma anche per Giancarlo è una nuova primavera. Chi lo frequenta dice che sembra rinato. Lasciato per sempre l'odiato «ministero delle mozzarelle», come l'aveva definito lui stesso quando la competenza era di Zaia (atteggiamento ricambiato: qualcuno si è lamentato per la sua partenza?), il ministro della cultura gira l'Italia a naso in su, guardando stucchi e affreschi, intimorito e insieme esaltato dal compito che lo aspetta.


L'ha confessato venerdì scorso ad Assisi, alla riapertura ai visitatori della tomba di San Francesco dopo i restauri. Ovviamente neanche una parola sull'aumento della benzina che ha accompagnato il suo insediamento al ministero, appioppato a tutti gli italiani in nome della cultura, lui che non perde occasione per rinfacciare a Zaia la volontà di mettere l'addizionale Irpef ai veneti per pagare i conti della sanità.


Quisquilie. Il punto da chiarire è perché il divorzio Galan-Miracco non sia avvenuto al ministero dell'agricoltura, dove entrambi erano pesci fuor d'acqua, e stia avvenendo invece al ministero della cultura, dove entrambi nuotano nel loro elemento. Fonti romane, che rimbalzano nel Veneto via Verona, riferiscono che al ministero della cultura non esiste un vero e proprio ufficio stampa. Sandro Bondi non ne avvertiva il bisogno, al contrario di Giancarlo Galan che vuole dotarsene. Ma non potrà fare come a Palazzo Balbi, affidando la responsabilità al suo portavoce Franco Miracco: già a Venezia il doppio incarico era una forzatura, che non poteva stare in piedi.


Franco deve scegliere. E Giancarlo sta passando le giornate nel tentativo di convincerlo. O di sospingerlo, non si sa bene verso quale dei due incarichi. Sicuramente verso quello meno desiderato, perché Miracco punta i piedi.


Questa la fotografia del momento. Si parla di una soluzione a giorni. Non è escluso che la corda si rompa. Per i nuovi arrivi, le indiscrezioni parlano di Paolo Del Debbio, giornalista delle tv Mediaset e collaboratore del Il Giornale. O forse di Silvio Mellara, un giovane pescato dall'ufficio stampa di Palazzo Chigi. Pescato da chi? Chi potrebbe rispondere è la signora Galan, donna Sandra. Promossa a first lady della cultura, sarebbe lei a gestire i passaggi cruciali, a fianco del marito ovviamente, come è già accaduto nel 2005, quando Palazo Balbi liquidò in un colpo solo Claudia Minutillo e Giancaluca La Torre, assistente del presidente e capoufficio stampa, per far posto a Franco Miracco.


Nessuna meraviglia, è già successo con Sandro Bondi. E' il bello della cultura: cherchez la femme.

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