Folla per l'ingresso del nuovo vescovo di Treviso. Gardin: "Sto dalla parte di chi soffre"
Nella prima omelia in Duomo il francescano ricorda precari, immigrati e separati. "I frati devono essere lieti - ha detto - quando vivono tra persone di poco conto e disprezzate, tra poveri e deboli, infermi e mendicanti"

Gardin oggi alla partenza dalla basilica del Santo di Padova
Dalla parte dei poveri. Quindi, dalla parte del Vangelo. Da francescano. L’arcivescovo Gianfranco Agostino Gardin, vescovo di Treviso, lascia il segno fin dal suo ingresso. Prima confessa «la sensazione della mia piccolezza e inadeguatezza» e con umiltà si domanda se merita di servire questa Chiesa, così «bella» e così «ricca spiritualmente».
E poi ammette che «il poter camminare assieme a voi, è per me un segno grande dell’amore di Dio verso di me». La nuova guida della Diocesi di Treviso parla davanti a due cardinali (Angelo Scola, patriarca di Venezia, e Franz Rodé, a capo della Congregazione per gli istituti di vita consacrata), ad una decina di vescovi, a circa 200 tra sacerdoti e religiosi, a numerose autorità (c’è anche il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi), a migliaia di fedeli, che il Duomo non riesce a contenere tutti. E che cosa dice? E’ una prova d’amore di Dio poter camminare «con voi sposi e genitori, anche con voi la cui vita coniugale è segnata da ferite e disarmonie». E pure «con voi lavoratori, specie con coloro che vivono situazioni angosciose di precarietà. Con voi che patite la povertà, la malattia, la solitudine, o forme diverse di disabilità». Con voi venuti da lontano alla ricerca di una condizione di sussistenza dignitosa per la vostra vita e quella delle vostre famiglie». Certo, monsignor Gardin, dimostra di avere nel cuore il popolo di Dio, nelle sue diverse configurazioni. Colpiscono, tuttavia, queste altre sottolineature. Come il riferimento a chi cerca Dio ed ha difficoltà a trovarlo. E a tutti quei volontari che non fanno «esibizione» di ciò che donano e che non cercano vantaggi.
Dopo aver puntualizzato che lui, il vescovo, è a Treviso «prima di tutto non per garantire una Chiesa gerarchicamente strutturata o debitamente organizzata», ma per ripetere l’annuncio del Cristo Risorto, ecco Gardin ritornare con insistenza sul significato della sua missione pastorale che maggiormente avverte: «Chiedo a coloro, che sono particolarmente sensibili alle sofferenze dei poveri, di aiutarmi ad essere attento all’invocazione, magari appena percettibile, di coloro che sono colpiti da forme diverse di povertà». Non senza aver sottolineato di essere «qui per costruire ogni giorno comunione: ancora una volta con voi, e non senza di voi».
Sarebbe «parola vuota», infatti, l’impegno a «dare un visibile volto cristiano alla nostra convivenza» senza il quotidiano tentare e ritentare di volerci bene per davvero, di accoglierci, di aiutarci e sostenerci nelle nostre debolezze, di perdonarci». Il primo a sintonizzarsi con il messaggio di Gardin è il patriarca Scola, che da amministratore apostolico gli passa il pastorale (un prezioso oggetto storico, risale al 1300) e affida al suo «ministero dell’amore» tutti i trevisani, «a partire dai bimbi, dagli anziani, dagli ammalati, dai più poveri e dai più bisognosi per raggiungere tutti i battezzati e non solo, per raggiungere quanti, con diverse fedi o visioni, provenienti da diverse parti del mondo, e diverse visioni della vita, vivono in questo territorio». E il patriarca Scola rinfranca il nuovo vescovo, assicurandogli che la comunità trevigiana «guarda a te con i sensi di quell’amicizia civica, che sempre deve essere posta alla base della vita buona della società civile, e di cui l’autorità costituita è chiamata ad assicurare il buon governo».
«Treviso è come Gerusalemme, la città del compimento» lo aveva rassicurato monsignor Rizzo, il delegato «ad omnia», che aveva donato a Gianfranco Agostino Gardin l’anello episcopale della Diocesi. A chiudere la cerimonia il commosso l’applauso dei fedeli in Duomo alla lettura al messaggio dell’arcivescovo di Udine, monsignor Andrea Bruno Mazzocato, di cui il vescovo Gardin ha raccolto il testimone.
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