E’ già un Treviso con i baffi
L’allenatore biancoceleste commenta con entusiasmo un mercato che potrebbe regalare ancora novità
Se la ride sotto il baffo, Bepi Pillon. E’ appena tornato dalle vacanze in Sardegna e si è ritrovato la squadra dei suoi sogni. Un Treviso ricostruito secondo le sue aspettative, tutte esaudite dalla scaltrezza del direttore generale (e sempre più direttore sportivo) Giovanni Gardini e dalla «generosità» del presidente Ettore Setten. Con un mercato da protagonisti, hanno portato nella Marca i tasselli giusti, quelli sui quali il tecnico puntava, tutti colpi andati a segnati brillantemente (Amòdio escluso). A meno di una settimana dall’inizio del ritiro la squadra è ormai completata, anche se per la «perfezione» manca ancora qualcosina. Ma per mettere la ciliegina sulla torta ci sarà tempo fino al 31 agosto, nessuna fretta.
Pillon, soddisfatto del mercato?
«Il presidente ha mantenuto la sua parola e assieme al direttore Gardini ha allestito la squadra che avevamo in testa. E’ stata una campagna acquisti mirata e positiva per aver centrato gli obiettivi che ci eravamo prefissati. Adesso sta a noi, tecnici e giocatori, ricambiare la fiducia sul campo. Se avremo fatto le cose giuste sarà il tempo a dirlo, magari qualcosa avremo anche sbagliato, ma speriamo di no. E se capiterà lo avremo fatto con l’intenzione di costruire qualcosa di importante».
I nuovi arrivati si dicono attratti dal progetto Treviso, e già si parla di playoff e serie A...
«Abbiamo un progetto che ci porterà in alto, nel tempo. Da qui a dire che andremo in serie A, o che centreremo i playoff, al primo anno dipenderà da molti fattori. Quando costruisci una squadra devi verificarla poi in campo, è solo quello che emette il verdetto finale. Però ci proveremo, e anche per questo abbiamo voluto investire sui giocatori proponendo contratti di due-tre anni, non volevamo giocatori di passaggio a Treviso, ma gente che lotta per la causa, con attaccamento alla maglia e che credono nel nostro progetto. L’obiettivo del primo anno sarà soprattutto giocare un buon calcio e riavvicinare la gente allo stadio, riportare entusiasmo sulla piazza».
Quale è stato l’acquisto più difficile, che però l’ha soddisfatta?
«Il più difficile bisognerebbe chiederlo a Gardini, io vi posso dire che mi è dispiaciuto molto il rifiuto di Amòdio, sarebbe stato un inserimento davvero importante. Sugli altri ruoli dico che le mancanze sulle fasce le abbiamo colmate molto bene. A sinistra con Smit e con due jolly difensivi come Dal Canto o Mezzano, ci saranno davanti Quadrini o Scaglia. A destra invece possiamo contare su Trotta e Sestu, con dietro Baccin e Bonucci: tutti giocatori di valore».
Una rosa molto competitiva: non si aspetta problemi di gestione?
«La competizione è un aspetto molto importante, tutti i giocatori dovranno giocarsi il posto in campo. Io farò delle valutazioni in base alla forma fisica e alle esigenze della squadra, ma vorrei che tutti i giocatori, dal primo all’ultimo, si sentissero protagonisti e partecipi del progetto».
La fisionomia del Treviso è chiara: giocatori esperti e di categoria insieme a giovani promettenti.
«Questo mix è molto importante. E’ più facile che ragazzi come Russotto o Venitucci vengano fuori se inseriti in una squadra collaudata, puntando solo sui giovani si rischia di bruciarli. Se poi sono buoni, non dubitate che sono io il primo a mandarli in campo».
Nelle prossime ore sarà annunciato anche Scurto.
«A me piace molto e quando potevo, nel Chievo, lo utilizzavo. E’ un ragazzo giovane, di grandissima prospettiva e forte fisicamente. Se arriverà, sarebbe un inserimento importante».
Con Scurto la squadra è al completo?
«Da qui a sabato potrebbero venire fatte altre considerazioni, anche se sono contento che in ogni ruolo ci siano almeno due giocatori che lo possono ricoprire. In attacco siamo a posto: Fava con questo gioco che punta sui cross può fare molto bene, poi dipende da lui ovviamente. E i portieri voglio vederli in ritiro, me ne parlano bene ma non li conosco. E’ probabile però che in mezzo al campo venga fatto qualche sacrificio. Ci sono tre settimane di ritiro, ora pensiamo a lavorare bene: e da lì che si costruisce tutto». E il baffo se la ride.
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