Di Pietro: «Con il referendum manderemo via Berlusconi e questo federalismo è un bluff»

Il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, mentre entra in redazione
PADOVA.
Passaggio in Veneto per Antonio Di Pietro con tappa nella redazione del giornale, per un forum su temi dell'attualità politica: il federalismo, la Libia, la Berlusconeide che tutti ci coinvolge volenti o nolenti, l'inconsistenza dell'opposizione in Italia e nel Veneto, la polemica sul referendum.
Onorevole Di Pietro, cominciamo dal federalismo municipale: la Lega festeggia, voi no, perché?
«Invito tutti i veneti a ricordare tra un anno il giubilo della Lega di oggi, quando troveranno l'aumento delle tasse da pagare. L'Idv aveva votato a favore del federalismo da realizzare con 5 decreti legislativi, dimostrando buona volontà, diversamente dal Pd che in quell'occasione restò a guardare. Abbiamo votato il primo dei decreti attuativi, il federalismo demaniale. Non abbiamo votato quest'ultimo perché è un bluff, escogitato per far stare in piedi la maggioranza. Una bandiera con cui hanno riempito di vuoto il nulla: i dirigenti della Lega hanno svenduto la dignità di un partito popolare, accettando in cambio provvedimenti che servono solo ad assicurare l'impunità a Berlusconi».
Quali?
«Il primo che la signorina Ruby è la nipote di Mubarak: un'offesa all'intelligenza delle persone. Poi l'odg che pone al primo posto degli impegni il processo breve, le intercettazioni, la riforma del Csm ecc, tutte cose che servono a Berlusconi. Per avere un simulacro di federalismo senza contenuto: è il tradimento della Lega che noi denunciamo all'opinione pubblica».
Perché allora i Comuni non si sono opposti?
«Non è vero che non si sono opposti: hanno fatto presente il loro punto di vista. Ma con le modifiche fatte fino all'ultimo momento è entrato di tutto e di più. Bisognava accontentare un po' l'uno e un po' l'altro, come è avvenuto con il provvedimento per Roma capitale».
In quel caso i soldi sono stati dati...
«Infatti, è un'altra svendita fatta dalla Lega. Che ragione c'era nel dare tutti quei soldi a Roma se non conquistare il favore di Storace e della destra capitolina? Scelte fatte per comprare il consenso. L'ultima con Micciché, che fino ad un quarto d'ora prima minacciava di non votare: gli hanno dato la mancia».
C'è dibattito sul referendum, sarà un capolinea per la legislatura?
«La legislatura non finirà mai per volontà di Berlusconi: non si è mai visto Dracula uscire dal pronto soccorso dove può succhiare sangue a piacimento. Come Gheddafi non lascerà mai la Libia, così Berlusconi non può dimettersi dall'Italia: ha bisogno di quel ruolo per difendere i suoi interessi. Bisogna mandarlo a casa: si può aspettare il 2013 termine della legislatura, oppure provarci prima».
Suggerisce in che modo?
«Non attraverso il Parlamento, che è formato in buona parte da persone senza principi, senza dignità, in grado di vendere e svendere il proprio voto per interessi personali».
Se qui ci fosse Fini le direbbe: collega Di Pietro lei sta offendendo l'aula.
«Non ho detto tutti. Il fatto è così vero che l'ho denunciato alla magistratura in due occasioni. E il Fli ha richiesto una commissione d'inchiesta, perché l'Italia non ha recepito la convenzione internazionale che prevede la corruzione tra parlamentari. Se tu dài 50 euro ad un vigile per evitare la multa è reato, se dài 1 milione ad un deputato per comprare il suo voto non è nulla. La caratteristica eversiva del governo Berlusconi è che compra il voto o ricatta per averlo. Ha cercato di comprare anche me, proponendomi un ministero nel 1994 e poi creando una serie incredibile di dossieraggi nei miei confronti. Io sono l'antesignano del "caso Boffo". E così cerca di fare tutti i giorni con tutti».
E allora come mandarlo a casa?
«Se non si vuole farlo con rivolte o sommosse di piazza, resta solo l'esercizio del voto referendario. Il referendum sul legittimo impedimento ha carattere plebiscitario: volete voi continuare a farvi governare da un signore che si fa le leggi per conto suo? E' un referendum politico: anche se Berlusconi non volesse prenderne atto, sarebbe il Capo dello Stato a trovarsi nella condizione di sciogliere le Camere perché non ci sarebbe consenso popolare».
Il popolo risponderebbe al quesito tecnico, non alla domanda politica.
«No, no, no. Il quesito è politico, pur espresso in forma tecnica: se il popolo dice di sì, il giorno dopo Berlusconi non può più fare processo breve, intercettazioni, riforma Csm, tutto quel grappolo di leggi che gli servono per stare lì. Per questo vale la pena impegnarsi per ottenere il quorum: diventerà una battaglia per informare i cittadini. E' incomprensibile per partiti di opposizione propugnare l'astensione. Un po' come un prete spretato».
Non è che in questo modo voi saltate ancora una volta il problema delle alleanze? Nel centrosinistra la situazione è difficile, l'ultima che avete combinato al Pd è stata candidare De Magistris a Napoli.
«I comitati referendari non hanno il cappello di Idv in testa. Per la raccolta delle firme serviva un supporto organizzativo e finanziario, ma la risposta ai quesiti interessa tutti, destra e sinistra: noi cerchiamo l'alleanza trasversalmente sul referendum. Nel sistema bipolare ci siamo invece collocati nel centrosinistra: ma su alcuni valori non intendiamo transigere ed è il caso del Comune di Napoli, dove bisogna chiudere con il clan Bassolino. Il Pd in noi trova una moglie leale ma con il mattarello».
Ma possibile che non riusciate a individuare un capo dell'opposizione su cui concordare?
«Allora mettete a verbale che Idv non mette né cappello né preclusioni: vogliono Bersani? Ci sta bene. La Bindi? Meglio. Vendola? Ok. Le primarie sì o no? Uguale. Vogliono un candidato di Idv? Lo daremo. Non deve essere Di Pietro? Bene. Troviamo chi ha più possibilità di vincere e di convincere». (a cura di Renzo Mazzaro Al forum hanno partecipato Gigi Cortese, Giorgio Sbrissa e Omar Monestier)
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