La grande festa del Cuamm per i 75 anni, Mattarella: «Tutti sono chiamati a costruire la pace»
Il Capo dello Stato ospite d’onore dell’evento in Fiera per l’anniversario della realtà che dal 1950 promuove e tutela la salute in Africa. Il sindaco Giordani: «Destinare le risorse in quella parte del mondo è la strada giusta. E’ la sanità del futuro»

Un applauso che non finiva più ha accolto sabato mattina, 22 novembre, nel padiglione 8 della Fiera di Padova il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ospite d’onore del 75esimo compleanno del Cuamm, la realtà nata a Padova nel 1950 per promuovere e tutelare la salute in Africa.
Oltre 4mila persone riunite, un popolo appassionato di medici, volontari, sostenitori, amici, sindaci, senatori, deputati, giornalisti, cantanti. Uomini, donne, bambini riuniti per fare gli auguri al sodalizio che coltiva tanti valori: pazienza, costanza ed empatia, contro una società distratta.
Il tema scelto per quest’anno è “Crescere il futuro. Da 75 anni, a fianco di mamme e bambini”. Ad aprile le danze Daniele Silvestri al pianoforte. “Guarda quanta gente c’è” ha cantato. Medici con l’Africa, non per l’Africa.
Un lungo, caloroso abbraccio con don Dante Carraro: così è stato accolto Mattarella sul palco. Nel suo intervento ha ricordato che da attività come quelle del Cuamm arriva «un messaggio di esortazione, una preziosa provocazione: tutti sono chiamati a costruire pace, amicizia collaborazione».

Gli interventi
Il sindaco di Padova Sergio Giordani si è rivolto direttamente a Mattarella: «E’ un onore averla qui Presidente. La sua presenza, per noi, vale molto di più di tante parole. Grazie a don Dante Carraro e a tutti i presenti. Settantacinque anni di attività è un grande traguardo, le energie del Cuamm ci ricordano che abbiamo bisogno di solidarietà, giustizia e pace. Destinare le risorse in Africa è la strada giusta. E’ la sanità del futuro. Credo che il modello possa essere replicabile anche in altri settori: nell’economia, istruzione e cultura». E poi ancora: «Forse dobbiamo chiederci se l’aiuto del mondo occidentale ai Paesi che ne hanno bisogno debba necessariamente passare per l’adozione in toto del nostro modello socioeconomico o piuttosto, con loro, sia meglio caso per caso sviluppare un percorso che li veda davvero protagonisti».
Il vescovo Claudio Cipolla: «Quella del Cuamm è una storia che ci appartiene e onora. Realizza quella testimonianza che è stato Gesù. La nostra è una responsabilità grande, i sostenitori sono tantissimi, continuiamo a camminare insieme perché lavorare per l’Africa significa lavorare per noi stessi. Con l’Africa cresciamo anche noi. Oggi celebriamo tutti quelli che ci hanno preceduto con lo stesso sentimento. C’è tanta giustizia da promuovere».
Il presidente di Cariparo Gilberto Muraro, in rappresentanza di tutte le Fondazioni bancarie: «Siamo da tempo vicini al Cuamm. Insieme alle altre Fondazioni abbiamo donato un milione e mezzo di euro per mitigare gli effetti del taglio dei fondi all’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo internazionale (Usaid) da parte del presidente Trump». La scelta del tycoon ha causato la sospensione di migliaia di progetti umanitari e di sviluppo nei Paesi più poveri.
L’ultimo progetto
L’ultimo sogno realizzato dal Cuamm è la Scuola per infermieri e ostetriche a Bossangoa, area rurale della Repubblica Centrafricana.
«L’abbiamo inaugurata lunedì scorso», ha detto il presidente del Cuamm don Dante Carraro, «L’anno scorso c’era erba, oggi c’è una struttura che funziona. Grazie a tutti per averci sostenuto e creduto. Lunedì prossimo 30 giovani studenti e studentesse che si sono iscritti inizieranno il primo anno di formazione dei tre previsti».
Il traguardo per il 2026 sarà la sistemazione dell’ospedale di Nekemte in Etiopia, a 300 km dalla Capitale Addis Abeba. Un nosocomio che ha 93 anni che serve popolazione di un milione e mezzo di persone.
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