Chiude la Gatorade: 120 lavoratori a casa
Porte sbarrate da gennaio nello stabilimento che ha sede a Silea. Lo hanno annunciato i vertici di PepsiCo Italia ai sindacati. La produzione delle bevande potrebbe essere trasferita alla San Benedetto di Scorzè. Scoppia la rabbia dei dipendenti

La rabbia dei lavoratori che bloccano l'auto dei manager
TREVISO.
Il 31 dicembre sarà l’ultimo giorno di lavoro per gli 80 operai della Gatorade Silea. Lo hanno deciso ieri, senza possibilità di appello, i dirigenti italiani ed europei della casa madre Pepsico Beverages Italia, durante l’atteso incontro avvenuto in fabbrica con i sindacati, i quali hanno chiesto una moratoria di un anno e indetto scioperi a singhiozzo per tutta la prossima settimana.
Una contromossa che però non è servita per stemperare la tensione tra lavoratori e manager, sfociata in brevi momenti di rabbia nel pomeriggio, quando i dipendenti della fabbrica si sono trovati faccia a faccia con i dirigenti in uscita dal comune di Silea, dove era da poco terminato l’incontro con alcuni sindaci. Tre le mosse ufficializzate dall’azienda, dal 2002 titolare del marchio Gatorade e del sito produttivo di Silea, presentate ieri a sindacati, amministratori locali e Provincia di Treviso: chiusura entro l’anno dello stabilimento, assegnazione a terzi della produzione delle bevande Gatorade e Lipton Ice Tea finora in carico a Silea, e apertura della mobilità per tutti i dipendenti con contratto a tempo indeterminato.
Una conferma ai timori di queste settimane che ha spento le fioche speranze delle maestranze, che con gli stagionali (35 persone) e l’indotto (cooperative in testa) arrivano ad un totale di 150 addetti. Il nuovo colpo inferto alla sistema industriale trevigiano è stato deciso dalla multinazionale americana sulla base della riduzione sostanziale dei volumi di produzione (il sito è attualmente utilizzato intorno al 60% della sua capacità e la maggior parte del lavoro viene concentrata da febbraio a giugno), che con ogni probabilità verranno assorbiti dalla San Benedetto di Scorzé, dalla quale ieri è uscito solo uno scarno «no comment» che non conferma né smentisce l’ipotesi rilanciata dai sindacati confederali.
«Sembra già tutto stabilito - afferma il segretario della Cisl di Treviso Franco Lorenzon - appena iniziato l’incontro i dirigenti hanno temporeggiato, aprendo in prima battuta una discussione che poi si è rivelata inutile e pilotata. I rappresentanti arrivati qui a Silea non hanno infatti le deleghe per poter aprire una trattativa con noi. La decisione del consiglio di amministrazione sulla chiusura era stata infatti già presa. Da parte nostra abbiamo chiesto lo slittamento del termine di almeno un anno, potendo dare spazio così alla discussione e alla messa in atto di azioni alternative. Stiamo parlando di un’azienda sana e con grandi potenzialità, che può raddoppiare la produzione saturando gli impianti. Per fare questo servono però nuovi investimenti che si ripagheranno a medio termine. Tempo che però Pepsico non ritiene di avere a disposizione».
Al momento, quindi, la strada scelta dai vertici della multinazionale è quella della terziarizzazione, processo attraverso cui verrà spostata all’esterno l’intera produzione, senza possibilità di ricollocamento per i dipendenti attualmente in forze a Silea. «Daranno tutto in mano alla San Benedetto di Scorzé - sentenzia il segretario della Cgil Paolino Barbiero - dove sono già presenti 9 linee di produzione, 3 delle quali sembrano essere sottoutilizzate».
Il rapporto d’affari tra Pepsico e San Benedetto si fonda su solide basi, poste ormai 15 anni fa, quando l’azienda della famiglia Zoppas ebbe in carico la produzione della cola Pepsi. Ma il nome del terzista, informa Pepsico, sarà ufficializzato solo il 10 settembre prossimo, quando verrà posta la firma sul contratto di fornitura. «Il passo per esternalizzare le produzioni di Silea è breve - continua Barbiero - e da quanto abbiamo inteso era stato già impostato da tempo. Noi ci batteremo ad oltranza per non permettere che Silea chiuda. Qui si può imbottigliare anche acqua, latte o qualsiasi altra bevanda. Gli sbocchi ci sono e Pepsico ha sicuramente i soldi per aumentare i volumi e far vivere questo stabilimento, il migliore in Europa in termini di efficienza». In serata arriva la risposta dell’azienda che, in una nota, ufficializza la decisione di chiudere l’attività l’attività e far partire la mobilità per 80 dipendenti.
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