Buco Usl 9, ecco il percorso dei soldi

I soldi transitavano nei conti di nove persone, conti per lo più controllati da Massimo Zanta il quale girava poi il denaro a Luigi Bolzan che lo divideva con la sorella Loredana. Ai complici andava il venti per cento
Nuove rivelazioni sul percorso dei 4 milioni di euro sottratti dalle casse dell’Usl 9. Gli interrogatori e le comparse di costituzione nel procedimento civile, hanno portato alla luce i movimenti del denaro rubato alla sanità pubblica. Risulta così che i soldi transitavano nei conti di nove persone, conti per lo più controllati da Massimo Zanta il quale girava poi il denaro a Luigi Bolzan che lo divideva con la sorella Loredana. Ai «prestatori» di conto andava una percentuale del 20%.


Le persone chiamate in causa dall’Usl 9 che ha chiesto loro 11 milioni di euro di risarcimento danni, stanno depositando in queste ore alla cancelleria civile del tribunale di Treviso le comparse di costituzione in vista dell’udienza del prossimo 25 marzo.


Le azioni civili.
Dopo quella di Stefania Donadi, cognata di Loredana Bolzan, che vuole 200 mila euro dal direttore generale Claudio Dario e dalla Banca Popolare di Vicenza accusandoli di non controllato, sono state depositate le «memorie» di Massimo Zanta (amico fraterno del marito della Bolzan, Walter Pasqualin e del fratello Luigi Bolzan), della zia Gabriella Zanta, della moglie Anna Martinelli e dell’amica di famiglia Anna Fantin. Ebbene, le tre donne hanno chiamato in causa - per restituire i soldi all’Usl 9 - Massimo Zanta sostenendo di non aver toccato denaro, anzi di aver ignorato la sua esistenza. Zanta, da parte sua, assistito dall’avvocato Giuseppe Basso, chiama in causa Luigi Bolzan, affermando di aver consegnato a lui tutti i soldi.


Così girava il denaro.
In sostanza, secondo quanto emerso anche dagli interrogatori, il giro era questo: Loredana Bolzan rubava i soldi alle casse dell’Usl 9 mettendo in pagamento false indennità a parenti e amici, trasformati all’occorrenza in falsi medici o in falsi malati. I soldi venivano depositati in conti correnti intestati appunto ai 9 indagati e vi restavano per pochissimi giorni, lo stretto necessario per la valuta. I conti facenti capo alle tre donne erano tutti cointestati a Massimo Zanta ed era stato lui (con relative deleghe) ad aprirli in tempi diversi, presso istituti di credito diversi e usando probabilmente - ma su questo aspetto sono in corso le indagini - le false firme di moglie, zia e amica. I conti sarebbero rimasti aperti per circa un anno, fino al 2003. L’uomo prelevava quindi il denaro e, in contanti, lo consegnava a Luigi Bolzan in occasione di incontri di volta in volta fissati in posti diversi. Bolzan, una volta intascato, lo divideva con la sorella Loredana la quale lo ha usato in parte per investimenti immobiliari all’estero tra cui i sette monolocali di Nizza messi sotto sequestro dalla magistratura francese su richiesta della Procura italiana.


Il 20% ai complici.
Questo, dunque, il percorso del denaro. E chi lo «ospitava» nei propri conti? Che vantaggio aveva? Zanta sostiene di aver fatto tutto gratuitamente, soltanto per amicizia. Altri invece erano all’oscuro. Altri ancora, secondo quanto rivelato dai fratelli Bolzan in sede di interrogatorio in Procura, percepivano una percentuale per il servizio offerto. Percentuale del 20% rispetto al denaro depositato nei loro conti. E a questo proposito c’era qualcuno che - e risulta agli atti - avrebbe fatto il furbo rubando ai ladri e trattenendo l’intero importo.
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