Brugnaro: «La Fenice non è uno dei dieci migliori teatri del mondo»

Il sindaco di Venezia: «A Buenos Aires, nella top ten dei teatri, una ovazione per Beatrice Venezi, vuol dire che sa dirigere». E sul sovrintendente Colabianchi: «E’ una brava persona, ha fatto un errore di procedura». Le critiche di Sambo (Pd): «Attacco pesante alla città»

Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro
Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro

«Avete visto le scene di Buenos Aires? Le avete viste anche voi, di Venezi che dirige? Un'ovazione di persone, allora vuol dire che sa dirigere, a meno che loro non sappiano ascoltare la musica. Però loro sono uno dei primi dieci teatri del mondo, noi non lo siamo».

Lo ha detto il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro tornando sulle polemiche per la nomina di Beatrice Venezi a direttrice musicale del Teatro La Fenice.

«Abbiamo investito su Colabianchi, è una brava persona, ha fatto un errore di procedura, è vero, l'ha ammesso lui stesso, ma basta adesso», ha aggiunto Brugnaro, riferendosi al sovrintendente Nicola Colabianchi.

Brugnaro poi ha commentato anche le proteste degli orchestrali: «Io ho visto gente buttare pacchi di volantini dal loggione. O dobbiamo pensare che la Fenice siano soltanto i 140, 200 abbonati che hanno deciso che è a casa loro? È la casa di tutti, vogliamo farla diventare un teatro internazionale».

Le critiche del Pd

«È gravissimo che il sindaco (che è anche presidente della Fondazione Teatro La Fenice e detiene la delega alla cultura ) affermi che La Fenice sarebbe un teatro "inferiore" rispetto ai grandi teatri del mondo». Così Monica Sambo, segretaria comunale Pd di Venezia, secondo la quale è «un giudizio non solo infondato, ma profondamente offensivo, che colpisce una delle istituzioni culturali più prestigiose d'Europa e, insieme ad essa, le sue maestranze: lavoratrici e lavoratori altamente qualificati, riconosciuti ovunque per professionalità ed eccellenza.

Nonostante questo sindaco e un sovrintendente che ha fatto scelte legate a sole logiche politiche, la Fenice continua a mantenere intatto il proprio prestigio internazionale grazie alla competenza, alla passione e alla dedizione di chi vi lavora ogni giorno. È proprio la qualità del lavoro di queste persone, e non certo l'azione di chi le guida, a preservare il valore del teatro».

«Una dichiarazione del genere», conclude Sambo, «non è uno scivolone: è un attacco pesante alla reputazione della città di Venezia, alla sua storia culturale e alle sue grandi istituzioni. È inaccettabile che chi dovrebbe tutelare e valorizzare il patrimonio culturale veneziano scelga invece di denigrarlo, rappresentando la città in modo indegno e rivelando un'inadeguatezza preoccupante rispetto al ruolo istituzionale che ricopre».

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