Bimba uccisa da un virus sconosciuto

La ragazzina era tornata sabato dalle vacanze a Jesolo. Subito ha accusato febbre e vomito, poi la situazione è precipitata. Lo strazio della madre. Barbara Soster, sei anni, abitava a Levada di Pederobba. Ha donato gli organi
PEDEROBBA. Uccisa a 6 anni da un virus letale, forse da una meningite meningococcica. Ha sconvolto tutto il montebellunese la drammatica fine di Barbara Soster, una bellissima bimba di sei anni che abitava a Levada e aveva frequentato l'ultimo anno di asilo al «Bertolini» a Montebelluna. Saranno le analisi, che sta eseguendo un laboratorio di Firenze, a dire cosa ha provocato il decesso della bimba. Intanto tutti coloro che sono stati a contatto con lei nelle ultime due settimane sono sottoposti a titolo precauzionale a profilassi antibiotica.


La vicenda della piccola Barbara Soster ha richiamato alla memoria un altro recente caso di una bambina morta in tenera età: quella di Nicole Saviane, montebellunese, che non aveva ancora compiuto 3 anni, morta dopo che le erano sopraggiunti dolori addominali e vomito. Anche Nicole frequentava l'asilo «Bertolini» e i suoi genitori si sono messi ieri in contatto con la mamma di Barbara e vogliono ora capire se c'è qualcosa in comune tra i due decessi. L'Usl 8 però precisa che nel 2007 non c'è stato alcun caso di meningite meningococcica nel territorio di sua competenza, ma solo un caso di meningite da pneumococco lo scorso maggio che si è concluso con la guarigione del paziente. Barbara Soster era una bambina bellissima e vivace, con un sorriso che coinvolgeva, una bambina sanissima, solo qualche malattia stagionale come accade a tutti i bambini ma nulla di più. A fine giugno aveva concluso l'asilo, a settembre avrebbe iniziato la scuola elementare, sempre al «Bertolini» di Montebellluna, dove va a scuola anche la sorella Serena di dieci anni. E prima naturalmente le meritate vacanze: i primi 15 giorni di luglio era stata al mare a Jesolo, in una delle cinque villette del «Villaggio Bellaio» di proprietà della famiglia della mamma, vicino all'ospedale, poco prima della Pineta. Due settimane di giochi e di divertimento con la mamma Sara, imprenditrice nel campo dell'abbigliamento tecnico, la sorella Serena, i nonni, gli amichetti del mare. Quindi sabato il ritorno a casa, in attesa di altri giorni di vacanza assieme al papà Massimiliano, magazziniere in un'azienda montebellunese. Ma domenica all'alba i primi sintomi.


«Aveva la febbre, le ho dato della tachipirina, ma non scendeva - ricorda straziata la mamma Sara - allora l'ho portata alla guardia medica. Il medico l'ha visitata, ha escluso che si potesse trattare di meningite, ha consigliato di somministrarle della novalgina. Siamo tornate a casa, la febbre era scesa un po', alla notte l'ho fatta venire a letto con me per controllarne le condizioni. Ho sentito che la febbre saliva, le ho dato ancora delle gocce. Dopo un'ora e mezzo si è svegliata, mi ha detto che aveva un forte mal di testa, aveva delle chiazze sul corpo, le veniva da rimettere. Ho pensato ad una intossicazione e l'ho portata al pronto soccorso». Lì la situazione è velocemente precipitata. «Le hanno messo subito una flebo, un'infermiera le è stata sempre a fianco, poi mi hanno detto che avevano chiamato l'ambulanza per portarla a Padova - ricorda ancora la mamma trattenendo a stento i singhiozzi - ho fatto in tempo a vederla un momento, la mia bambina non reagiva più». Una corsa nella notte a sirene spiegate fino all'ospedale di Padova, dove la piccola Barbara è stata subito ricoverata nella rianimazione di pediatria. Ma tutti i tentativi di farla riprendere sono stati inutili e martedì sera è subentrata la morte cerebrale. In un ultimo gesto di generosità Barbara ha donato i suoi organi: i famigliari hanno infatti autorizzato l'espianto dei suoi organi che consentiranno di salvare altre vite umane.


Da Padova i tessuti prelevati per le analisi sono stati subito inviati al Centro di riferimento nazionale di Firenze sul meningococco e a titolo precuazionale sono stati sottoposti a profilassi antibiotica tutti coloro che erano stati a contatto con la bambina nelle due settimane precedenti: i famigliari, i vicini di casa che erano andati a trovarla appena tornata dal mare, tutti coloro che in quei 15 giorni erano stati nelle villette del «Villaggio Bellaio» a Jesolo, sia gli adulti che i bambini, tutti rintracciati e tutti sottoposti a cura antibiotica. Decine e decine di persone che in un modo o nell'altro erano state vicine a Barbara. «La domenica - ricorda la mamma Sara - ci saranno stati una cinquantina di bambini assieme a Barbara a giocare nel prato del villaggio». La risposta da Firenze arriverà nel giro di 48 ore e intanto a Levada, dove la bambina abitava, a Montebelluna dove andava a scuola, a Cornuda dove abitano i nonni paterni, tutti piangono la piccola Barbara, che ha lasciato la mamma Sara, il papà Massimiliano, la sorellina Serena, i nonni, i bisnonni, gli zii, le zie, i tantissimi amichetti di asilo. I funerali saranno celebrati domani alle 17.30 nella chiesa parrocchiale di Onigo, mentre questa sera alle 20, nella chiesetta di Levada, sarà recitato il rosario. E i suoi famigliari, più che con i fiori, vorrebbero che Barbara fosse ricordata con qualche aiuto ad enti per bambini bisognosi.
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