Avvertì Galan dell’indagine due anni e 5 mesi a Cappadona

Il luogotenente dei carabinieri è stato per oltre venticinque anni comandante della sezione di polizia giudiziaria della Procura di Padova

PADOVA

Primavera 2013: le tangenti continuavano ad essere chieste e incassate, forse con maggior prudenza. Tra il 2, il 5 e il 17 aprile 2013 l’ex governatore del Veneto Giancarlo Galan era stato informato di essere indagato nell’ambito dell’inchiesta sul sistema Mose, l’ambizioso progetto di messa in sicurezza di Venezia che sta fruttando tangenti milionarie a uomini e donne delle istituzioni. E chi aveva spifferato la notizia? Il luogotenente dei carabinieri Franco Cappadona, per oltre 25 anni comandante della sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri nella procura di Padova competente per i reati in materia di Pubblica amministrazione. Di più: uomo di fiducia del magistrato per anni alla guida degli uffici inquirenti padovani, Pietro Calogero.

Ieri la sentenza: il tribunale di Padova (presidente Marina Ventura) ha condannato il sottufficiale a 2 anni e 5 mesi di carcere per rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento e al pagamento delle spese processuali (a difenderlo gli avvocati Roberto Boev e Tommaso Calderone). La richiesta del pm Federica Baccaglini era di due anni. Assolto Franco Ferlin (difensori Angelo Andreatta e Raffaella Moro), uno dei protagonisti della tangentopoli veneta che aveva sancito l’alleanza fra il doroteo Carlo Bernini e il socialista De Michelis per il finanziamento dei rispettivi partiti a colpi di mazzette.

Secondo i giudici Cappadona avrebbe violato il segreto istruttorio in tre occasioni mentre avrebbe compiuto il favoreggiamento in due casi, il più grave a vantaggio dell’ex leader “azzurro”. Prosciolto per intervenuta prescrizione (con Ferlin, appunto) per gli stessi reati commessi a vantaggio – secondo l’accusa – dell’ex direttore dell’Ater di Venezia, l’architetto padovano Aldo Luciano Marcon; assolto per non aver commesso il fatto per un episodio di favoreggiamento nei confronti di Ivone Sartori (all’epoca indagato per riciclaggio).

Tramite la consigliera regionale forzista Regina Bertipaglia, Cappadona aveva fatto sapere a Galan che la Guardia di Finanza stava indagando su di lui. E stava svolgendo accertamenti su villa Rodella.

Ma a incastrare Cappadona è stato l’ingegnere Tiziano Pinato, prima al Genio civile poi dirigente regionale, anche lui tra i beneficiari dei servigi. —



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