Consegnata a Trieste la laurea ad honorem in Psicologia a Julio Velasco
Il coach argentino che ha cambiato la storia del volley italiano protagonisti nell’aula magna dell’ateneo. Il titolo della lectio magistralis: “Allenando la mente”

È stata conferita, da parte dell’Università di Trieste, la Laurea magistrale honoris causa in Psicologia a Julio Velasco, l’attuale commissario tecnico dell’Italvolley femminile considerato tra le figure più influenti dello sport internazionale degli ultimi decenni per l’originalità e la coerenza con cui ha saputo integrare i princìpi della psicologia nella formazione, nella gestione dei gruppi e nella cultura della prestazione.
È la prima laurea ad honorem conferita da un’università italiana al “Maestro” Velasco, tecnico che ha guidato squadre nazionali alla conquista di un oro e un argento olimpico, due Campionati Mondiali, cinque World League, una Coppa del Mondo e sei titoli continentali tra Europei, Campionati Asiatici e Giochi Panamericani.
Il riconoscimento accademico è stato promosso dal Dipartimento di Scienze della Vita dell’ateneo di Trieste, che da 25 anni ospita il Laboratorio di Psicologia dello Sport.
La firma sul registro
Velasco, accolto dal rettore Roberto Di Lenarda, ha firmato il registro d’onore dell’Università e ha poi incontrato i media prima dell’inizio della cerimonia di conferimento, non nascondendo la sua emozione.

Le parole su Trieste
“Per me essere qui a Trieste per ricevere la laurea honoris causa è un’emozione straordinaria, questa è una terra di dialogo tra culture diverse, una terra di contaminazioni – ha detto -. Nelle città di frontiera come questa è ancora più esplicito questo aspetto: per me sono cose naturali il dialogo e la contaminazione. Il riconoscimento che mi viene attribuito qui è anche un riconoscimento al valore culturale, intellettuale, formativo e scientifico dello sport, ma credo anche che lo sport non debba cercare la sua importanza in altri ambiti”.
“A volte, ad esempio, i laureati in Scienze motorie hanno un po’ un complesso di inferiorità – ha osservato Velasco -, allora si cerca di dimostrare di essere degli intellettuali ma lo sport ha un valore in sé, come la musica, come la poesia o il balletto, solo che a differenza di questi ultimi non è mai stato considerato un’attività culturale, ma visto solo come un attività del tempo libero. Ma in realtà qual è la differenza tra un ballerino e uno sportivo? La bellezza del gesto? No, è solo una convenzione culturale. Lo stesso vale per le lacrime di chi perde una partita: perché devono valere meno delle lacrime di chi si commuove per un film romantico o per la bellezza straordinaria di una poesia?”.
La cerimonia
La cerimonia è stata aperta dagli interventi del rettore Roberto Di Lenarda, di Luca Ubaldeschi, direttore responsabile delle testate del gruppo Nem, e di Fabrizio Brancoli, vicedirettore con delega al quotidiano Il Piccolo e agli Eventi.
“Lo ricordo come allenatore della mitica Panini – ha affermato Di Lenarda -, poi la sua esperienza si è arricchita con successi straordinari, forse irraggiungibili. Dietro c’è una storia personale segnata da situazioni politiche drammatiche (in Argentina durante la dittatura ndr) di fronte alle quali ha dovuto cambiare il corso della sua vita, ma ha avuto intelligenza, coraggio e perseveranza per costruire un percorso che lo ha reso unico soprattutto nel lavorare sui giovani, con i giovani e per i giovani. È particolarmente importante che il suo esempio venga sottolineato in ambito universitario. Ci ha insegnato che lo sportivo sa che nulla è facile, ma tutto è possibile. Velasco trasmette i valori che tutte le università trasmettono a cominciare da valorizzazione del merito, spirito di squadra e volontà di crescere insieme”.
Il ruolo del Piccolo
“Quando il vicedirettore Fabrizio Brancoli mi ha proposto la concessione di una laurea a Julio Velasco ho pensato subito che fosse una buona idea – ha sottolineato Ubaldeschi -. Ci ho visto un percorso ideale e logico perfetto: un’ importante università, un famoso coach, un giornale storico, Il Piccolo, legati insieme da una parola e questa parola è comunità. La parola università deriva dal termine collettività, adesione compatta a qualcosa di molto importante. Comunità è una parola che ha un ruolo nella carriera di Velasco che non è solo comunità degli atleti ma una comunità allargata: ha avuto il merito di dare una nuova interpretazione, ha allargato il concetto di comunità facendo entrare più persone nel movimento sportivo della pallavolo.

“Ci è riuscito perché è un vincente – ha continuato Ubaldeschi -: abbiamo ancora negli occhi le immagini della prima medaglia d’oro della storia del volley italiano a Parigi 2024, ultima perla di una collana di vittorie che ne ha tantissime altre, titoli mondiali ed europei, con una squadra nazionale maschile che è stata definita “Generazione di fenomeni”. Ci è riuscito per il modo in cui ha vinto. Il suo è il modo giusto per vincere. La gestione di squadre e partite, la gestione di vittorie e sconfitte, il rapporto con l’avversario: tutte queste componenti se funzionando creano un quadro armonico e le vittorie a cui conducono ci danno la percezione che arrivino perché è giusto che sia così. Velasco vince in quanto portatore di un corredo di valori che sono quelli giusti e in qualche modo vanno oltre la tecnica. L’idea di far parte di questa comunità di fa sentire di diventare parte di qualcosa che vale e che va oltre lo sport”.
“Perché il Piccolo e il Gruppo Nem si sono resi protagonisti di questa proposta? Perché un giornale – ha spiegato il direttore - trae una parte importante dalla propria forza dalla comunità dei lettori che sa creare e che nasce da storia, abitudini e ideali e si alimenta di una convinzione: che l’informazione vale, ci aiuta a essere cittadini più consapevoli e, in qualche modo, vincenti. Credo sia la prima volta che un gruppo editoriale è il motore del conferimento di una laurea honoris causa e per questo torno a ringraziare in modo convinto il rettore Di Lenarda e tutto l’ateneo. Grazie per aver creato questa giornata e aver portato qui Julio Velasco per dimostrare che oggi essere parte di una comunità è più importante che mai”.
A seguire c’è stato l’intervento di Fabrizio Brancoli, vicedirettore Nem con delega al Piccolo e agli Eventi, dal titolo: “L’impatto umano nella metafora dello sport”. (qui il testo completo)
"L’Università illumina il percorso di un uomo che con lo sport costruisce infrastrutture culturali, collega mondi, competenze, esperienze, storie, geografie, sensibilità. Il suo spartito ospita note ampie, che transitano dalla strategia sportiva peculiare alla gestione del respiro collettivo di un gruppo; dal perseguimento tattico di un risultato al miglioramento psicologico di una persona. Julio Velasco esplora le reazioni umane che regolano una squadra" le parole di Brancoli.
" Pur avendo vinto tantissimo, Julio Velasco non è un “albo d’oro” vivente. È molto di più: è una figura che ispira. Questa capacità di superare i suoi stessi risultati e la sua assoluta competenza tecnica, è probabilmente la forza più grande che esprime. Oggi è ascoltato, studiato, citato non solo da allenatori e sportivi, ma da manager, formatori, docenti, educatori. Continua ad allenare e a vincere ma è anche una bussola morale. Indica direzioni, suggerisce significati, apre visioni”.
Poi è toccato a Ivan Donati, direttore del Dipartimento di Scienze della Vita dell’ateneo triestino, leggere la motivazione della laurea ad honorem, mentre Tiziano Agostini, professore ordinario di Psicologia Generale del Dipartimento, ha letto la laudatio.
Quindi, il momento clou con il conferimento della laurea e la consegna del diploma a Velasco da parte del rettore. Infine, il ct ha raggiunto il podio per la lectio magistralis dal titolo “Allenare la mente”.
Iniziando la sua lectio magistralis Velasco ha voluto anzitutto “ringraziare l’università di Trieste e la pallavolo, i miei giocatori, lo staff. Tutto quello che ho avuto l’abbiamo fatto insieme, ringrazio la famiglia e gli amici, ringrazio l’Argentina. Ho saputo che oggi c’è uno sciopero nelle università italiane per i precari e volevo dare la mia solidarietà”.
“Anche se sono abituato a parlare in pubblico, sono emozionato” ha ammesso. Velasco ha spiegato che da studente voleva fare “il professore di filosofia” e ha ricordato il periodo all’università, segnato drammaticamente dalla dittatura: “Avevo un amico, compagno di facoltà e di pallavolo, assassinato durante il golpe del ‘76 (e qui è si fermato per un momento di commozione ndr). Io ho dovuto interrompere gli studi, mi mancavano pochi esami, ma l’unica cosa buona che hanno fatto i militari per me è stato che proprio a quel punto ho cominciato ad allenare la pallavolo. Vorrei ricordare anche mia mamma che voleva tanto che i suoi figli avessero una laurea. Il mio fratello più piccolo, che studiava medicina, è stato sequestrato poi è riuscito a scappare e non è riuscito a finire. Questa è la prima laurea per noi”.
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