Zara & Co. in piazza Borsa Ecco il piano di Ca’ Sugana

«Sono stanco dello stallo sul trasloco della Camera di Commercio da piazza Borsa all’Appiani. È una paralisi che non fa bene alla città. Trovate, vi prego, un’intesa. E poi lavoriamo al rilancio di piazza Borsa».
È l’appello lanciato giovedì scorso, in un incontro a porte chiuse, dal sindaco Giovanni Manildo ai vertici dell’ente camerale e agli emissari di Fondazione Cassamarca, da tempo alle prese con una guerra legale sul mancato passaggio di proprietà dello stabile di piazza Borsa a Fondazione, con il trasloco della Camera all’Appiani, come previsto dal risiko immobiliare del centro ma che la Camera non vuole più fare. Eppure proprio quella è la strada affinché lo stabile di piazza Borsa venga recuperato trasformandosi in un multistore, un agglomerato di negozi su due piani soprattutto di abbigliamento, con all’interno grandi marchi come Zara e Mango - che avrebbero già mostrato un interessamento - e un’offerta enogastronomica di alta qualità. Un investimento massiccio - a pochi metri di distanza dall’ex Brek di Corso del Popolo dove in autunno aprirà H&M, altro colosso dell’abbigliamento - che oltre a rifare il look all’attuale Camera di commercio prevede un intervento di maquillage sull’area esterna di piazza Borsa, che diventerebbe così un vero e proprio spazio di aggregazione capace di competere con piazza dei Signori.
La solita chimera? No, stavolta la cosa è seria: anche grazie all’input di Ca’ Sugana, si starebbe per sbloccare il contenzioso legale in atto tra l’ente e Fondazione Cassamarca, che reclama da tempo la proprietà dello stabile. E che le cose siano destinate a prendere finalmente quota, con il consenso delle categorie economiche della città, lo dimostra il forte interessamento di Zara, Mango & Co. ad aprire in città.
E così l’amministrazione Manildo potrà dare un’accelerazione al progetto di rivitalizzazione del centro grazie al fiorire di insediamenti commerciali di medie-grandi dimensioni che, di riflesso, porteranno beneficio anche alle piccole botteghe oggi in crisi. Non è solo l’assessore alle attività produttive Paolo Camolei a sognare, per la Camera di commercio, una trasformazione «in una sorta di magazzini Harrod’s in salsa trevigiana». Nel vertice di giovedì Manildo è stato chiaro: Camera di Commercio e Fondazione devono fare la pace, deve partire il trasloco degli uffici all’Appiani e lo stabile di piazza Borsa deve essere valorizzato come punto di «attrattiva forte».
Una presa di posizione decisa, che porta ancora una volta il centro storico alla ribalta e che comunque ha subito raccolto il consenso di parte dei vertici politici della Camera di commercio. E un pensierino sul centro di Treviso lo avrebbe fatto anche Eataly, la catena alimentare di punti vendita di medie e grandi dimensioni specializzati nella vendita e nella somministrazione di generi alimentari italiani di qualità. E il suo patròn, Oscar Farinetti, amico di Manildo, guarda caso a giorni tornerà nella Marca per farsi un giro: a lui potrebbe interessare l’ultimo piano della Camera di Commercio.
Ma resta appunto da sciogliere il contenzioso tra Camera di Commercio e Fondazione Cassamarca, che aveva messo a disposizione dell’ente camerale, in vista del passaggio di proprietà del palazzo della Camera, un vasto spazio all’Appiani, ma la Camera a un certo punto della trattativa ha piantato i piedi: quello spazio sarebbe troppo grande per i suoi uffici e comunque mal ripartito. Ora però la strada sarebbe in discesa anche per quanto riguarda il nodo degli spazi: soprattutto l’università di Venezia ha deciso di lasciare l’ex distretto, in riviera, per passare all’Appiani. Proprio in una porzione dello spazio destinato alla Camera. E quindi lo spazio finale a disposizione dell’ente camerale verrebbe, come chiesto dai diretti interessati, ridimensionato. Però Manildo giovedì ha detto: «In centro deve comunque restare un presidio universitario».
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