Zanardo: «L’aereo di Matteo era sicuro Sole? Quel filo non l’avrebbero mai visto»

VILLORBA
Quando si sono accorti che l'aereo non era presente nel suo hangar dell'aviosuperficie delle Grave di Papadopoli hanno realizzato il tutto. È stata la fatidica, tuttavia drammatica, prova del nove, anche per gli inquirenti. Ma c'era anche chi, molto prima, visti gli elicotteri che sorvolavano la zona, le ambulanze, il denso fumo nero che si intravedeva in lontananza aveva già pensato al peggio. Era chi con Matteo Passarella e Ornella Pillot ci aveva passato l'intera giornata di Ferragosto e non li aveva visti rientrare. Un classico giorno di festa in compagnia, fino a quella triste corsa. Quella che ha portato gli amici dei due - entrambi classe 1971 - al greto del Piave, in comune di Cimadolmo, a meno di 5 chilometri in linea d'aria da dove, appena un'ora prima, stavano mangiando e scherzando in compagnia, a lato dell'hangar rimasto vuoto.
l’esperto
Di fronte a loro e ai soccorritori - dopo l'impatto tra il Piper PA 18 dell'uomo con il suolo e le fiamme - solo scheletro del velivolo. Tra i primi ad essere avvisati dalle Forze dell'ordine c'è anche Giancarlo Zanardo, fondatore della Fondazione Jonathan e punto di riferimento indiscusso del Campo di volo "Baracca" di Nervesa ed in generale dell'aviazione leggera trevigiana. Conosceva sia Matteo, che il padre Vittorio, ex maresciallo al 51esimo Stormo di Istrana. Era stato lui, ormai oltre trent'anni fa, ad acquistare quell'aereo negli Stati Uniti, per poi regalarlo al figlio. «Quel tipo di aeroplano lo conosciamo tutti, ce l'aveva solo lui, una figura esperta» spiega Zanardo, «Matteo era un ragazzo d'oro, era molto legato anche al padre: spesso venivano a trovarci assieme ed infatti, constatato il dramma, pensavo fosse in volo con il lui. Quando sono arrivato nell'hangar ed ho visto il suo spazio vuoto ho capito. Sappiamo, è nelle buone mani delle due figlie, ma se serve per lui ci saremo sempre». Matteo, ex socio del negozio "Luci Daniel", abitava a Fontane. A Lancenigo, risiedeva da ormai 12 anni anche Ornella Pillot, originaria di Maserada ed impiegata alla De' Longhi. «Matteo l'avevo visto il giorno prima dell'incidente, avevamo chiacchierato come sempre, veniva spesso a trovarci» prosegue Zanardo, che poi analizza l'accaduto: «Con o senza sole ad altezza degli occhi, quel filo non l'aveva e non l'avrebbe visto. Alcuni testimoni con cui ho parlato dicono di averlo notato transitare alto su Nervesa, l'aereo, sono certo, non aveva alcun problema di sicurezza. Il sole peggiora senz'altro la situazione ma troppe volte non si vedono nemmeno i piloni. Se era in decollo o in atterraggio lo diranno gli inquirenti, ad occhio e croce si trovava ad un'altezza di 20 metri. Il tempo tra l'impatto con i fili ed il suolo? Meno di un secondo».
gli amici
A ricordare l'uomo anche Fabiano Collodo, moglianese, che nel 1992 assieme a Matteo aveva preso il brevetto di volo. «Non lo vedevo da ormai un anno ma era un bravissimo ragazzo, con oltre un migliaio di ore di volo alle spalle e quella zona la conosceva benissimo». —
Alessandro Bozzi Valenti
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