Welfare aziendale: un’idea vale una pizza

Dai buoni benzina al prestito consigliato, dagli extra sanitari al sostegno per il familiare disabile fino al contributo-funerale
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TREVISO. Il contratto dei metalmeccanici per pagare la pizza? «Non esageriamo, ma all'Electrolux il welfare aziendale», racconta Augustin Breda, delegato Rsu, «arriva a prevedere piccoli riconoscimenti, come la pizza, per gli operai che danno suggerimenti utili all'organizzazione del lavoro. E se i consigli sono di una certa importanza, l'azienda li premia con alcuni piccoli elettrodomestici».

E nel gigante del freddo, per le tute blu che ottengono determinati traguardi di sicurezza, in gruppo ovviamente, ci sono ricompense che toccano anche la non trascurabile cifra di 60 euro.

Il welfare aziendale, insomma, diventa sempre più creativo, fino a toccare punte di singolarità da... titolo dei giornali.

E lo sarà in misura crescente con il nuovo contratto di lavoro dei metalmeccanici. Il “benessere aziendale”, come altrimenti chiamato, è partito, in tante aziende, dal carrello della spesa, è passato attraverso l'integrazione sanitaria e quella previdenziale.

Ma adesso va oltre.

Alla Benetton, ad esempio, i lavoratori hanno una disponibilità fino a 450 euro per tutte le incombenze sanitarie che si trovano a pagare.

Alla De’ Longhi di Treviso, la borsa della spesa pagata dalla ditta è fra i 200 ed i 250 euro l'anno.

L'Iveco di Vittorio Veneto, che opera nell'ambito delle produzioni militari, mette a disposizione 200 euro di buoni benzina, da 10 euro l'uno, ma se l'operaio preferisce la somma in tasca, non ha che da chiederla. Piacerebbe a chi non fa il pendolare in auto, ma purtroppo ha un particolare che la rende meno conveniente: viene tassata.

Il contratto dei metalmeccanici, approvato con pochi giorni di anticipo rispetto al recente referendum, mette in conto per il welfare 150 euro il prossimo anno, 200 nel 2018 ed ulteriori aumenti nel 2019.

Ciascuna azienda metterà a disposizione dei propri dipendenti un menù di offerte. La Luxottica di Pederobba ha il trattamento più qualificato.

Fa perfino la Caritas. «Se un lavoratore ha determinate necessità di spesa e preferisce il microcredito, ad altre opportunità - spiega il sindacalista Nicola Brancher - trova non solo la disponibilità finanziaria, ma anche l'accompagnamento, perché si sa che quando si è in crisi non si è sempre saggi nella spesa».

È stato il trevigiano Paolo Feltrin ad indagare sulle necessità dei lavoratori del gruppo Del Vecchio e ad individuare i filoni di welfare tra i più innovativi in Italia e in Europa. Perfino contributi alla famiglia in caso di morte dell'operaio Luxottica.

Borse di studio, alternanza scuola lavoro, oltre il pagamento delle rette di trasporto e di asilo, piuttosto che la borsa della spesa, i costi del dentista o i viaggi all'estero. Il pagamento della palestra è molto diffuso; lo prevede anche la Permasteelisa di Vittorio Veneto.

«Nel commercio e nei servizi siamo andati oltre, e già da tempo, grazie agli enti bilaterali - spiega Maurizia Rizzo, della Fisascat -. In caso di matrimonio, l'addetta (o l'addetto) riceve un premio che varia dai 250 ai 500 euro, nell'eventualità di un figlio anche di più. Chi ha un disabile in casa può ottenere fino a 1500 euro di sostegno annuo».

E dal 2015 le piccole imprese, che si comportano in modo virtuoso, potranno contare su incentivi se stanno attraversando delle difficoltà.

«Il welfare aziendale è in forte evoluzione, come abbiamo puntualizzato in un recente convegno a Treviso - conclude Antonella Candiotto, vicepresidente di Unindustria Treviso -. L'impresa è sempre più attenta alle esigenze dei suoi collaboratori e arriva perfino a considerare il servizio di 'maggiordomo', una persona che va a pagare le bollette o che si occupa di altre incombenze per la persona che ha difficoltà a muoversi dal posto di lavoro". Le cifre in welfare non sono tassate - questo, anche, fa la differenza - quelle di incremento salariale sì.

Francesco Dal Mas

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