Walter Fiorot racconta la Sicca

VITTORIO VENETO. Walter Fiorot ce l’ha fatta. Nei prossimi giorni coronerà il suo sogno: dare alle stampe il libro che ha scritto sulla Sicca, una delle più storiche industrie di Vittorio Veneto. Fiorot ha consumato la sua vita lavorativa nella fabbrica vittoriese, oggi Iveco, prima come operaio e poi come “capo”. Ha visto uscire dallo stabilimento in via Matteotti 26 mila fra tram, autobus, pullman. L’ultimo telaio è stato fabbricato nel 2007. Ha le lacrime agli occhi, Fiorot, ricordando quegli anni. D’estate lui e gli ex compagni di lavoro si riuniscono ai laghetti blu del Fadalto, invitati da Bruno Fasan. Nell’agosto scorso, tutti si sono presi l’impegno di dare finalmente (trovando uno sponsor) alle stampe quanto vergato da Fiorot in questi anni di pensione. Il momento è arrivato. Il libro è già in tipografia e verrà presentato in febbraio al teatro Da Ponte. Il ricavato delle vendite del volume sarà dato in beneficienza. «Tra il 1945 ed il 2007 sono transitati, per questo sito produttivo, ben 3000 fra operai ed impiegati» racconta Fiorot. Oggi gli addetti all’Iveco sono un centinaio, 300 ai tempi d’oro dell’industria fondata da Vittorio Armellin. Tante delle loro storie rivivono nelle pagine di Fiorot e Roberto Armellin, figlio del fondatore ricorda quanto fossero bravi i “battitori” della Sicca, quelli, per esempio, che riuscirono anche a costruire un’Alfa Romeo da corsa in alluminio per la coppa Dolomiti.
Il lavoro di Fiorot riporta alla luce la storia industriale più interessante della città. Peccato che, mentre la Sicca ha trovato una degna erede nella Iveco (produzioni militari, in particolare di Lince), un’azienda altrettanto storica, come la Carnielli, non abbia lasciato radici profonde e, proprio domani, il sindacato sarà costretto a chiedere la procedura fallimentare per la Carnielli di San Giacomo, erede della fabbrica che in tutto il mondo ha esportato la bicicletta “graziella”. «La mia testimonianza» conclude Fiorot «vuol essere atto di fiducia nel futuro industriale della città, perché i presupposti non mancano: basti vedere quante aziende di San Giacomo hanno saputo sfidare la crisi». (f.d.m.)
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