Vola dal grattacielo, il giallo del biglietto

«Ci ho provato». In un biglietto lasciato sul suo letto prima di morire, la spiegazione di un gesto che nemmeno i suoi familiari riescono ad interpretare. Youssef El Mejnaoui, 17 anni, ex studente dell’alberghiero Alberini di Lancenigo, ha voluto spiegare così un gesto che per i familiari rimane un mistero. Venerdì sera è andato nel grattacielo al civico 15 di via Pisa, è salito fino all’ultimo piano e si è lanciato dalla finestra della tromba delle scale che dà sull’entrata principale del condominio. Pochi minuti prima di compiere il tragico gesto Youssef aveva inviato alla fidanzata un ultimo messaggio: «Ti amo, ti avrò sempre nel cuore».
La polizia non ha dubbi sulla natura del decesso. Si è trattato di un suicidio. Sulle cause, però, nessuno, al momento, sa trovare una spiegazione. La tragedia è avvenuta poco prima delle 22 quando alcuni inquilini del grattacielo lanciano l’allarme al 113. Alla polizia serve un po’di tempo per individuare la vittima. Lo riconosce un amico che abita proprio nel grattacielo e lo confermano il fratello e il padre, giunti in nottata sul posto, che da qualche ora lo stavano cercando preoccupati. Si tratta di un giovane d’origine marocchina, Youssef El Mejnaoui, ex studente dell’alberghiero di Lancenigo e dipendente della pizzeria-kebab “Mediterranea” di via Ellero, a Santa Maria del Rovere, gestita dal padre.
Nella mattinata di ieri, non tutti gli inquilini del grattacielo di via Pisa sapevano cos’era successo. Solo i fiori, portati dal fratello Anas e posati sul luogo dove è stato trovato il corpo del giovane, indicano i segni della tragedia.
«Aveva studiato fino all’anno scorso - racconta il padre Ahmed, che gestisce la pizzeria-Kebab di via Ellero - all’alberghiero di Lancenigo. Poi ha iniziato a lavorare da me. Era in regola. Venerdì sera era andato via perché doveva tornare a casa per accendere il termosifone di casa. Quando io e l’altro mio figlio siano tornati a casa non l’abbiamo visto e abbiamo iniziato a cercarlo».
Sotto choc il fratello Anas, legatissimo a Youssef: «Ad un certo punto ho iniziato a chiamarlo e a mandargli messaggi al cellulare ma non rispondeva. Ho chiamato degli amici ed uno di loro mi ha detto che qualcuno s’era lanciato dal grattacielo di via Pisa dove abita. Ho detto tra me: “Speriamo non sia mio fratello”. Poi quando sono arrivato in via Pisa ho visto che era lui e mi è crollato il mondo addosso».
Nessuno in famiglia sa spiegarsi il motivo del gesto e soprattutto il senso di quel biglietto lasciato sul letto prima di andare a lanciarsi nel vuoto. «Non so proprio come interpretare quelle parole», ammette Anas. «Niente ci ha mai fatto pensare che sarebbe arrivato a compiere un gesto simile. Era un ragazzo allegro, con tanti amici. Sempre disponibile, fin troppo. Un ragazzo d’oro».
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