«Voglio tornare a lavorare Matteo? Ora non ci penso»

Gianpietro Pagotto racconta il suo recupero dopo la tremenda aggressione Ieri ha riaperto la bruschetteria di via Caprera: «Grazie a chi mi sta aiutando»
Di Diego Bortolotto

VITTORIO VENETO. Ha riaperto ieri la “Bruschetteria da Giampy” in via Caprera a Vittorio Veneto. «Aprite il locale, non voglio perdere il mio lavoro»: questo era stato il primo pensiero di Gianpietro Pagotto, quando si era risvegliato in ospedale, dopo l'aggressione. Lui rimane ricoverato nell'ospedale di Pordenone, dove tra una decina di giorni dovrà subire una nuova operazione chirurgica. Ma dal letto si è messo già a dirigere il lavoro in bruschetteria, telefonando alla sua più stretta collaboratrice Arianna Spagnoli, a cui ha affidato momentaneamente la gestione del locale di Serravalle. Già ieri mattina voleva sapere come stava procedendo il lavoro. «Tutti chiedono di Giampy e vogliono sapere come sta», spiega Arianna, che è comprensibilmente un po' agitata per il nuovo incarico. Da quattro anni lavora in bruschetteria e da dipendente ora è diventata “vice titolare”. «State tranquilli e andrà tutto bene», questo è stato il consiglio che ha dato Gianpietro ai suoi collaboratori, quando lunedì sono andati a trovarlo in ospedale. Era preoccupato di perdere i suoi dipendenti e clienti, a causa della chiusura forzata, invece ha ritrovato anche ex colleghi, come Roberto Saccon, diventato il nuovo “vice cuoco”. Ieri i clienti più affezionati hanno già riempito il locale nella notte del panevin. «Non so come ma ci sono ancora», ha scritto Giampy su Facebook, annunciando la riapertura della bruschetteria, «ringrazio tutti per l'affetto ricevuto in questi giorni difficili, non immaginate quante lacrime nel leggere i messaggi. Scusate, ma un ringraziamento particolare devo farlo, alle mie donne dello staff che apriranno la bruschetteria in mia assenza. Grazie Arianna Marta Fede Elena e Roberto Saccon che mi sostituirà in cucina. Tornerò presto più rompiscatole di prima, mi mancate, siete la mia vita, un bacio a tutti». Con lo spirito Gianpietro Pagotto è pronto per tornare nella sua cucina e dietro il bancone, ma ancora non c'è una data in cui verrà dimesso. In ospedale dovrà rimanere almeno un altro paio di settimane. Il trentacinquenne desidera tornare alla sua vita di sempre: «Non voglio parlare di quello che è accaduto, non mi interessa niente di Matteo», Gianpietro ha fatto capire anche ai suoi amici più stretti che vuole cancellare il prima possibile dalla sua mente la terribile aggressione. La sua fidanzata Marta Langero ritornerà a lavorare nel locale quando anche lei avrà superato lo shock. Proprio nella bruschetteria si erano conosciuti Gianpietro e Marta. Il giorno del colloquio ad accompagnare la ragazza era stato Matteo Bottecchia. Poi il trentatreenne di Colle Umberto non si era più visto nel locale, se non una sera quando si era presentato da solo, verso l'orario di chiusura. La notte tra il 22 e 23 dicembre Bottecchia si era appostato con la sua auto in via Caprera, forse per colpire Gianpietro già lì. Poi invece la violenza si era consumata in via Aliprandi a Conegliano, dopo che il barista aveva accompagnato a casa Marta. «Devi pensare prima di tutto a te stesso e poi al lavoro», è questo il consiglio che anche i medici hanno dato a Gianpietro, per poter ristabilirsi più presto. Perderà due dita della mano sinistra, sarà necessario un lungo periodo di riabilitazione. Ma già appena uscirà dall'ospedale, amici e clienti sono pronti a fare festa.

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