Vittorio Veneto, riapre il multisala Verdi: «Riporto il pubblico al cinema, ma gli incassi si sono dimezzati»

Giantonio Furlan, patron del Verdi, è il primo a riaccendere le luci in sala «Ho anticipato la cig ai dipendenti, ma ora si riparte: aspettare è dannoso»
Foto Agenzia Candussi/ Chiarin/ Mestre, Piazzale Candiani/ Ristorante giapponese Ma Dai prima dell’inaugurazione. Nella foto: Gian Antonio Furlan, direttore IMG
Foto Agenzia Candussi/ Chiarin/ Mestre, Piazzale Candiani/ Ristorante giapponese Ma Dai prima dell’inaugurazione. Nella foto: Gian Antonio Furlan, direttore IMG

VITTORIO VENETO. Il Multisala Verdi riaccende le luci lunedì dopo il buio del lockdown. Le sale cinematografiche del patron Gianantonio Furlan sono le prime nel Triveneto ad aprire le proprie porte, mentre le altre della provincia restano chiuse: c’è chi ci riproverà tra 10 giorni, chi addirittura in settembre.

Furlan, potremo definirla un pioniere della riapertura. Cosa l’ha convinta?

«La necessità di dare un segnale immediato al pubblico. Siamo tra le ultime attività messe in condizione di ripartire e non sarà di certo una situazione ideale. Aspettare oltre credo possa risultare dannoso per l’immagine del cinema stesso».

Perché i suoi colleghi non l‘hanno seguita? Molte riaperture sono slittate ad agosto, altre addirittura a settembre.

«Riattivare il cinema significa anche far ripartire i costi aziendali. Significa riportare le persone che sono in cassa integrazione a lavorare, quindi a carico dell’azienda, significa pagare la luce e i film. Penso che le difficoltà siano legate, per alcuni, agli esiti in termini di risposta del pubblico».

Lei cosa si aspetta?

«In questo momento il problema principale è di offerta, più che di approccio psicologico alla sicurezza del cinema. Vedendo come la gente si comporta nei bar e ristoranti, non vedo tutta questa ansia di vivere assieme alcuni momenti di vita sociale. C’è da dire anche che i film importanti usciranno da metà luglio».

Francesco Rutelli, presidente di Anica, ha dichiarato che al di là dell’aspetto economico cruciale, ci si sarebbe aspettati regole chiare e comunicate per tempo. Non crede che tutto ciò abbia reso impossibile riaprire alla maggioranza dei cinema?

«C’era una prima versione, di circa un mese fa, che la nostra associazione ha contestato perché c’erano delle restrizioni troppo pesanti. Dal 20 maggio sono uscite le linee guida del Coordinamento delle Regioni che hanno un po’ sistemato le nostre esigenze e le modalità di occupazione dei posti in sala. Di fatto non si sono tradotte in un’ordinanza regionale perché riguarda anche altre attività e ci sono aggiustamenti dell’ultimo minuto. Per questo motivo arriveremo a ridosso della data che il governo ha indicato come data di apertura delle sale».

Quanto ha perso in questi mesi di lockdown?

«Temo che tra il periodo di chiusura e di recupero sarà un 50 per cento in meno rispetto l’anno scorso».

Lei ha anticipato la integrazione dei dipendenti?

«Sì, perché ero in condizione di farlo, immaginavo che ci sarebbero stati ritardi con l’Inps. L’ho fatto per non mettere in difficoltà i lavoratori».

Oltre al Verdi cosa riapre?

«Anche il Candiani di Mestre, chi è un frequentatore di cinema credo che ne avrà sentito la mancanza. Quattro mesi di serie tv e film visti a casa non hanno compromesso la voglia di andare al cinema». —

Francesca Gallo

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