Vilma, la famiglia non crede al suicidio

Giù da un ponte sul San Boldo: «Non aveva motivi per farlo, è caduta». Il marito imprenditore e la comunità sotto choc
Di Andrea De Polo

PIEVE DI SOLIGO. È giallo sulla tragica fine di Vilma Barel, casalinga 56enne di Pieve di Soligo, ritrovata priva di vita mercoledì sera a Trichiana, dopo un volo di venti metri da un ponte in località Confos. I famigliari e i conoscenti respingono con fermezza l’ipotesi che si tratti di un suicidio, come invece hanno dichiarato con una certa sicurezza i carabinieri. Vilma lascia il marito Emanuel Ghizzo, titolare della ditta di trasporti New Line di Farra di Soligo, e i due figli Silvia e Christian. Chi le voleva bene la ricorda come una persona solare e generosa: una donna che non avrebbe mai deciso di togliersi la vita. Saranno gli inquirenti a spiegare se quel volo dal parapetto del ponte, dopo essere scesa dall’auto dell’amica che l’accompagnava, sia stato un gesto volontario o meno. Ma un particolare sembra avvalorare la tesi dei familiari: alcuni anni fa Vilma era stata operata per un aneurisma cerebrale, che le aveva provocato qualche disturbo all’equilibrio e alla coordinazione. Potrebbe spiegarsi così la sua tragica fine.

Una breve gita sul San Boldo assieme all’amica, come facevano spesso. La richiesta di scendere dall’auto per prendere un po’ d’aria, dopo le curve della salita. E il tragico volo, dopo essersi appoggiata alla balaustra ed aver perso l’equilibrio. La notizia della tragica fine di Vilma ha sconvolto Pieve di Soligo, dov’era molto conosciuta. Il fratello Antonio gestisce una cartoleria del centro. Il marito imprenditore Emanuel, sotto choc, ieri è salito a Pieve di Cadore per recuperare la salma, e ha confermato le sue impressioni ai carabinieri: «Siamo una famiglia unita, non è un suicidio». Vilma aveva lavorato per diversi anni alla Giomo di Refrontolo, paese di cui è originaria la sua famiglia. Il suo capofabbrica di allora, Gianni Sossai, è tra i primi a escludere l’ipotesi suicidio: «Aveva un carattere solare, era lei a fare coraggio agli altri. L’azienda l’aveva messa al centralino, perché voleva che Vilma fosse l’immagine dell’azienda verso l’esterno, un volto solare e positivo».

Altri dettagli svelano che Vilma, fino a ieri, era impegnata in mille progetti: «Le avevo chiesto una mano per una raccolta fotografica dei vecchi dipendenti Giomo, era carica, voleva iscriversi a Facebook. Non credo al suicidio: uno che vuole farla finita, non va in compagnia dell’amica». Non sono stati ritrovati biglietti d’addio, né altri indizi utili a risolvere il giallo. Anche il sindaco di Pieve di Soligo, Fabio Sforza, avvalora la tesi dei familiari, ricordandola come una donna serena: «Una famiglia meravigliosa. Lei faceva anche da autista alle ragazze della pallavolo di Pieve». Resta un volo nel vuoto da 20 metri, davvero difficile da spiegare.

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